I prezzi dei carburanti sono sempre più in aumento: è l’effetto della guerra tra Israele ed Iran, soprattutto da quanto gli USA hanno attaccato i siti nucleari iraniani.
Infatti, a partire da quel giorno, la grande minaccia mondiale è che l’Iran possa esercitare un blocco sullo stretto di Hormuz. Questo è un passaggio fondamentale poiché ogni giorno transita da lì circa il 30% del fabbisogno mondiale di greggio, ed il 20% di gas naturale. Sono circa 2 milioni i barili che ogni giorno attraversano lo stretto di Hormuz.
Ora il problema è già in atto, probabilmente anche a causa delle speculazioni. I rialzi hanno già registrato importanti aumenti nel costo della benzina. L’Unione nazionale dei Consumatori ha calcolato che un pieno costa 2 euro in più rispetto a 7 giorni fa. In autostrada – ha verificato il Codacons che ha monitorato i dati forniti dai distributori e pubblicati sull’apposito sito del Mimit – la benzina in modalità servito ha già superato picchi di 2,3 euro al litro presso diversi distributori, e in molti impianti autostradali anche al self la verde si avvicina pericolosamente ai 2 euro al litro.
Dovesse continuare così la situazione, ci potrebbero essere conseguenze analoghe anche sui prezzi delle bollette del gas.
Da Donald Trump è giunto un appello a tenere a bada quanto possibile i prezzi dei carburanti: “Teneteli bassi. Vi sto osservando. State facendo il gioco del nemico. Non fatelo.” Anche Christine Lagarde, presidente della Bce pare essere preoccupata per la situazione in caso di chiusura effettiva dello stretto di Hormuz: “Non c’è dubbio. Ci sarebbero conseguenze inflazionistiche”.