Prende farmaco per l’influenza, muore a 27 anni
Era una banale influenza. Magari un po’ più resistente. La febbre non passava, colpa delle tonsille gonfie e di un’infezione alla gola. Nulla di preoccupante, mali di stagione che si curano con comuni antibiotici. E infatti anche il medico di base glieli aveva prescritti. Doveva assumere per via endovenosa un nuovo farmaco, di recente produzione. Nessuno poteva immaginare che l’avrebbe portato alla morte. Nicolò Daversa, 27 anni, ragazzo pieno di energia, generoso, super tifoso dell’Anconitana, è stato stroncato da uno choc anafilattico.
Fatale è stata un’iniezione intramuscolo dell’antibiotico ai cui principi attivi probabilmente era allergico, senza saperlo. Si è sentito male sotto gli occhi della fidanzata, con cui era andato a vivere da qualche tempo ad Ancona, lasciando la sua Falconara. La vita di coppia procedeva alla grande. Erano innamorati, Nicolò e Sharon. Sognavano un futuro insieme. E poi lui, un diploma da grafico pubblicitario in tasca e un passato anche da barista, aveva finalmente trovato un lavoro stabile: faceva il magazziniere al supermercato Oasi della Baraccola, dove aveva allacciato tante amicizie.
Perché Nicolò era così: solare, simpatico, buono, col sorriso stampato in bocca. Sorriso che si è spento per sempre giovedì pomeriggio, quando dal suo appartamento è arrivata al 118 una richiesta d’aiuto. Non respirava più. Era andato in arresto cardiocircolatorio dopo l’iniezione. Con un miracolo i soccorritori sono riusciti a fargli ripartire il cuore, dopo 40 minuti di massaggio cardiaco, sostenuto da una massiccia terapia farmacologica. Poi è scattata la corsa al pronto soccorso di Torrette. Nella serata di giovedì, visto il quadro critico, i medici hanno optato per il ricovero in terapia intensiva all’ospedale di Jesi. Ma la situazione è peggiorata col passare delle ore fino a che, sabato, Nicolò non si è arreso definitivamente.
Una tragedia che lascia senza parole. In centinaia ieri hanno invaso la parrocchia di Sant’Antonio per stringersi attorno a papà Antonio, finanziere, mamma Antonella e nonna Ilde che hanno visto morire sotto i loro occhi un figlio e un nipote perfetto per colpa di un’influenza curata col farmaco sbagliato. Era Giulia, l’amata sorellina, a consolare i genitori con una forza d’animo formidabile. Ed è stata lei a prendere la parola, al termine della funzione religiosa, per uno straziante saluto a Nicolò.
«Ciao amico mio, è stato un onore averti al fianco – cominciava così la lettera -. La tua bontà mi ha sempre confortato. Io e te insieme eravamo imbattibili, come pensavi fosse la tua adorata Anconitana che mi portavi a vedere allo stadio. Ho sempre preso le tue difese, specialmente nell’ultimo periodo difficile. Adesso so che ci sarai tu accanto a noi, a sostenerci nel dolore. Sarai il mio angelo più bello, sono fiera di te». Nicolò aveva conosciuto la fede. Gliel’aveva trasmessa la mamma, volontaria dell’Avulss di Falconara. Era profondamente credente. Don Patrick nell’omelia ha ricordato un viaggio che aveva fatto a Medjugorje. «Era venuto da me con una coroncina per farla benedire. Diceva: voglio pregare, adesso, subito. Chi prega oggi è visto come uno che non sa difendersi. Invece è simbolo di forza, bontà, saggezza. E Nicolò era così: umile, gentile, generoso». (Leggo)