Pensionato torturato e ucciso da 2 ragazzini: «Meritava quella fine, era un vecchio pazzo»

28 Aprile 2019 - 12:58

Pensionato torturato e ucciso da 2 ragazzini: «Meritava quella fine, era un vecchio pazzo»

Pensionato torturato e ucciso da 2 ragazzini: «Meritava quella fine, era un vecchio pazzo»

La vicenda è da giorni al centro delle cronache. Il luogo in cui è avvenuta, Manduria (nel tarantino), è sotto la lente d’ingrandimento di tutta Italia. Così come lo sono le famiglie dei 14 ragazzi (quasi tutti minorenni) coinvolti in qualche modo nella tragica morte di Antonio Stano, il 66enne – definito il “vecchio pazzo” – bullizzato, umiliato e deriso da alcuni ragazzini.

Il Corriere della Sera ha rintracciato la madre di uno dei ragazzini finiti in questa vicenda. Lei vuole evitare le telecamere, come racconta il Corriere, ed è delusa e arrabbiata. Il figlio è del 2002, è uno studente, ed è tra i 14 giovani accusati. Lui giura di aver solo ricevuto il video in quella chat, ma tanto basta per causare la disperazione della madre. Che parla di un “colpo duro”: “Mi domando come farò a superare tutto questo”.

Uno si chiede: come hai fatto a non accorgerti? E però quando poi ti ritrovi in mezzo a una cosa così grossa ti interroghi fino in fondo e allora io dico: voglio credergli e sono sicura che mio figlio non abbia fatto niente di più di quello che ammette di aver fatto.

Che è già molto grave, sia chiaro. Chi lo può negare? Ma la domanda che mi tormenta in questi giorni è: come avrei potuto accorgermi di una cosa così? Come fai tu, madre, ad accorgerti di cosa fa nel dettaglio tuo figlio quando esce con gli amici: come fai a sapere se si scambia un video o se chatta o cosa si dice, cosa c’è in quel video…

La madre spiega ancora che, a suo parere, “si vede quando un ragazzo fa le cose balorde: ti puoi accorgere se ha in tasca più soldi del solito, se si comporta in modo strano perché magari ha a che fare con la droga, puoi capire quando non sta bene anche se non te lo dice. Ma un video in una chat… Come fai ad accorgerti che cosa sta succedendo dentro quel cavolo di telefonino?”.

Lei ci pensa su, riflette, non riesce a darsi una risposta: “Quello dei genitori è un mestiere davvero difficile”, afferma ancora. “È evidente – conclude sconsolata – che io non sono stata capace di fargli capire che cos’è il bene e che cos’è il male. Se uno me lo racconta daccapo tutto quello che è successo, io ancora non ci credo”. (Fanpage)