In fondo don Emanuele ha fatto quello che in Austria e in Germania tanti preti già fanno, una benedizione informale alle coppie gay. Solo che in Italia – a don Emanuele Moscatelli, parroco di sant’Orazio che ha sposato civilmente due sue amiche – con tanto di fascia tricolore, previa autorizzazione del sindaco del paese – si è dovuto dimettere dopo i fulmini delle autorità ecclesiastiche che sono andate su tutte le furie.
Il vescovo di Civita Castellana, Romano Rossi, contattato dalla Adnkronos, naturalmente minimizza e racconta che il prete «si è dimesso spontaneamente. Ha capito l’inopportunità e farà un periodo di riflessione e di verifica». In ecclesialese il termine «verifica» significa che il parroco dovrà essere sottoposto ad un periodo di controllo (e dovrà pure superarlo). La riprova è che nella sua parrocchia è stato nominato subito – provvisoriamente – un nuovo parroco.
Il vescovo afferma di avere ha parlato in modo approfondito dell’accaduto con don Emanuele: «Abbiamo dialogato a lungo, non si è trattato di una decisione di autorità. Non è incorso in nessuna censura, ha deciso in autonomia che era opportuno dimettersi».
Il Gay Center, attraverso Fabrizio Marrazzo, è di ben altro parere e chiede al vescovo clemenza, avendo il sacerdote celebrato non in chiesa ma come libero cittadino in municipio. E poi si trattava di una benedizione. Un gesto che, in Austria, fatto pure il cardinale di Vienna, Schoenborn (senza incorrere in nessuna forma di censura).
«Il parroco – spiega il vescovo Rossi – è un libero cittadino ma c’è un canone che impedisce ai sacerdoti di officiare cerimonie civili a prescindere da chi si sposa. Ma si dialoga nella Chiesa e così ho fatto con don Emanuele». Dopo il periodo di riflessione, spiega ancora il vescovo, «non potrà fare il parroco a sant’Oreste ma una volta chiarite certe cose potrà fare tutto, quando sarà il momento».
Per farla breve un matrimonio civile di una coppia gay per la Chiesa resta inaccettabile. Anche se le due ragazze erano conosciute dal parroco da tanto tempo e sono pure battezzate.
Pochi giorni prima della celebrazione, il parroco di San Lorenzo Martire aveva chiesto alla sindaca di Sant’Oreste di potere avere la delega per sposare le due donne, perché è prerogativa del sindaco concederla e, nella volontà di non ledere i diritti di nessuno, gliela aveva data».
La celebrazione che ha unito civilmente Francesca, 38 anni, e Beatrice di 50 – entrambe residenti a Sant’Oreste – è stata officiata dal sacerdote con fascia tricolore. «La cerimonia è avvenuta in Comune», conferma il sindaco Pini. Tenendo a precisare che «avendo una certa confidenza col parroco, ho detto pure di valutare l’opportunità di questa cerimonia. Ecco come sono andate le cose».