Mariti e padri picchiati, violentati e umiliati. Perchè nessuno racconta le loro storie? Perchè nessuno ne parla?
Mentre i media ed il web dà ampio spazio alla violenza sulle donne, la realtà che vivono i papà e i mariti nelle crisi coniugali sembra non avere voce. Si susseguono il nascere di associazioni di padri separati. Eppure nelle aule dei tribunali pullula di storie in cui l’uomo è spesso vittima di mobbing familiare, con la perdita di ogni ruolo anche verso i figli.
Oggi si parla di nuovi poveri: i papà e mariti separati. Ne parla ai nostri microfoni l‘avv. Rosa Di Caprio, legale di molti mariti e padri, nota matrimonialista e divorzista napoletana.
“Avvocato, Lei è particolarmente attiva nei confronti dei diritti dei papà separati. Ritiene che ci siano evidenti ingiustizie?”
“I dati che emergono all’esito dei procedimenti di separazione non sono confortanti. Il 94% dei papà separati è tenuto a versare l’assegno di mantenimento solo per i figli non autonomi economicamente, anche se, con l’affido condiviso, i tempi di permanenza tra padre e madre si avvicinano moltissimo. In un 10% dei casi, viene riconosciuto a carico del marito e padre separato anche un assegno di mantenimento per la coniuge. In questo quadro, già di per sè pesante, nel 60% dei casi la casa coniugale viene assegnata alla moglie, perché, in quella casa vivono i bambini. E talvolta la casa coniugale è di proprietà del papà che ne perde la disponibilità”
“Ma davvero i mariti e i papà separati sono i nuovi poveri?”
La generalizzazione non è mai positiva. Le condizioni di partenza sociali ed economiche tra uomini e donne non sono le stesse. Secondo alcuni dati le donne sono le più penalizzate economicamente dalle separazioni con il rischio di cadere in povertà, poichè rivestono spesso posizioni fragili e subalterni nel lavoro e che spesso perdono proprio a causa della fine della relazione matrimoniale perché devono occuparsi a pieno regime da sole, dei figli. E’ necessario cambiare il sistema. Nel 2021 non possiamo portare avanti un concetto di società patriarcale che poi schiaccia gli uomini nella fase di crisi familiare.
“Quindi il sistema giudiziario tutela maggiormente le donne perchè partirebbero da condizioni di partenza più deboli?”
La società va cambiata. In una coppia uomo-donna esiste ancora un gap salariale tra uomini e donne. I lavori domestici, la gestione della famiglia viene ancora considerata un appannaggio della donna. Il tempo della paternità viene relegato a poche ore con una maternal preference oramai inaccettabile. Io sono d’accordo con i padri quando urlano a gran voce il desiderio di equità nella gestione dei figli, quando dicono che il sistema non funziona.
“Il concetto di donna più debole si riflette poi in provvedimenti giudiziari economicamente pesanti per i mariti e padri?”
Seguo moltissimi casi in cui i papà sono degli ottimi esempi di genitori perfettamente collaborativi con la figura materna. Ritenere a priori che una donna, per giunta economicamente indipendente, abbia più diritti di essere tutelata economicamente e nel suo ruolo di genitore rispetto al papà è un pensiero anacronistico ed ingiusto. Ci sono certamente tante donne che partono da una condizione economica di svantaggio per la quale un provvedimento che tuteli la stessa ed i figli è certamente fondato. Tuttavia, talvolta la richiesta di assegno di mantenimento in taluni casi è semplicemente ritorsiva e rappresenta una rendita di posizione. E’ inammissibile ritenere che un coniuge che guadagni debba, oltre ad assicurare una vita dignitosa e serena ai figli, riequilibrare i redditi con la ex moglie!”
“Può farci degli esempi di casi che ha difeso?”
Ne potrei esporre tantissimi. Abbiamo lottato ad esempio per rendere giustizia ad un papà contro una madre alienante che utilizzava lo strumento di denunce infondate per allontanare il padre dalla piccola. Abbiamo ottenuto provvedimenti con un calendario di visita ampio per padri assolutamente accudenti e punti di riferimento per i figli. Abbiamo ottenuto la revoca di assegno di mantenimento in favore di mogli economicamente indipendenti, che avevano determinato un forte squilibrio economico tra le parti. Abbiamo ottenuto la collocazione di minori presso il padre. Purtroppo questi risultati arrivano dopo processi lunghi, dispendiosi e stressanti per il cliente.
“Avvocato Lei parla anche di violenza sui mariti e papà. Cosa si intende?”
Intendo sia violenze fisiche che psicologiche. Certamente il dato dei femminicidi è agghiacciante, ed è un dato non trascurabile per il quale lo Stato deve ancora fare progressi. Ma esiste un dato, certo meno eclatante in termini percentuali ma non per questo da non considerare, ed è la violenza che subiscono gli uomini. Una violenza aggravata dalla non credibilità nell’aula dei tribunali. Ho assistito uomini che venivano massacrati di botte dalla moglie ma non erano ritenuti credibili in prima istanza nelle aule dei tribunali. La loro verità è emersa all’esito di lunghi processi e consulenze.
“Lei parlava anche di violenze psicologiche. Cosa intende?”
Esiste un mobbing familiare nei confronti degli uomini che spesso si concretizza in un mobbing parentale: “non sei un buon papà..” Questa è l’arma più dolorosa per un uomo in una separazione. Gli stessi provvedimenti giudiziari nei quali pur riconoscendo un affido condiviso riconoscono calendari di visita di poche ore a settimana rappresenta una violenza nel ruolo di padre. I provvedimenti standard partono da una preferenza al ruolo materno che non ritengo condivisibile, pur difendendo tante donne, madri eccezionali. Il concetto che il pernottamento con il padre debba avvenire dopo i 3 anni o più, è una violenza. Le disposizioni che non consentono al minore di avere un adeguato tempo da trascorrere con il genitore sono una violenza. E’ una violenza per il minore più ancora che per il padre.
“Il papà perde anche la casa coniugale di proprietà nei processi di separazione?”
Questo è un altro punto dolente, di cui parlo ampiamente nel mio manuale per gli utenti “Separiamoci e Divorziamo”. La casa, intesa come ambiente domestico in cui ha vissuto la coppia ed i figli, è assegnata alla prole. Il problema sorge laddove uno dei genitori è riconosciuto prevalente con esclusione dell’altro. Ciò determina la perdita di fatto di un valore economico di non rilevante valore, oltre che la perdita di un luogo dove si è vissuto con i figli. Recentemente, ho ottenuto un provvedimento molto che definerei “moderno”: il Presidente ha disposto l’alternanza settimanale dei genitori nella casa coniugale. Benchè questa alternanza, in caso di coppie conflittuali, comporti una serie di problematiche da risolvere, se questo tipo di provvedimento diventasse la regola, si aprirebbe un ampio spazio agli accordi tra le parti.
“Lei ha contatti con varie associazioni di padri e mariti separati?”
Si ma non mi piace assumere casacche. Difendo la persona, il caso, il papà, il marito, i bambini. Evito operazioni politiche e di marketing sulla mia professionalità. Non intendo dipendere da politiche associazioniste
“Cosa consiglia ad un marito e padre che si sta separando?”
In primo luogo, di affidarsi non all’amico o al parente avvocato per difendersi, ma ad un avvocato esperto in diritto di famiglia. Avere la consapevolezza di come può evolversi il processo è certamente un passo fondamentale. In secondo luogo, tentare sempre la strada di un accordo affidandosi al legale e fidandosi della sua esperienza. Farsi guidare da desideri di vendetta o dal sentito dire o letto su Google, è l’inizio peggiore.