Domenica, piazza San Pietro era gremita. Oltre 150mila persone attendevano. Allo scoccare di mezzogiorno, Papa Leone XIV si è affacciato dalla Loggia delle Benedizioni. Applausi, lacrime, bandiere. La sua voce ha attraversato la folla.
Tra i presenti c’erano Yulio, Angelica e Rosa. Sono peruviani. Hanno seguito tutto con emozione. Hanno pregato. Hanno cantato. Poi hanno ricordato. “Durante il Covid ci aiutò tantissimo”, dice Yulio. “Non temeva il contagio. Costruì due impianti per l’ossigeno”.
In Perù fu un disastro. Mancava tutto. La gente moriva per strada. Il vescovo Prevost – oggi Papa – salvò molte vite. Rosa racconta con voce rotta. “Era un buio totale, ma lui portò luce”.
Il nuovo Papa ha origini americane, ma cuore peruviano. Nato altrove, ha vissuto in Perù. Ha scelto di prenderne anche la cittadinanza. Per Angelica, è “il Papa migrante”. Rappresenta chi lascia un luogo e trova amore in un altro.
Quando Leone XIV ha ringraziato la diocesi di Chiclayo, Rosa ha pianto. “Era come se parlasse a noi”, dice. Angelica stringeva il rosario. Yulio sventolava la bandiera del Perù. “Viva il Papa!”, ha gridato.
Poi il Pontefice ha lanciato un appello. “Mai più la guerra!”, ha detto. Le sue parole hanno colpito tutti. In un mondo a pezzi, ha chiesto pace. Ha parlato ai potenti. Ha parlato a tutti.
Francesco lo ha scelto. Lo ha voluto. Non è un caso. Leone XIV è il Papa del popolo. Parla semplice. Parla chiaro.
Angelica ha visto tre Papi. Ma questo è il suo. È quello che sente più vicino. “È uno di noi”, dice. Poi abbraccia suo fratello. Sventolano insieme il loro orgoglio: il Perù.
Fonte: Fanpage
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