Paolo Jannelli – Maradona “Il Figlio di Napoli “ che voleva il riscatto della città

26 Novembre 2020 - 14:30

Paolo Jannelli – Maradona “Il Figlio di Napoli “ che voleva il riscatto della città

Napoli, 26 novembre- La scomparsa di Maradona ha scosso la città che gli diede tante soddisfazioni ma anche tante amarezze.

La notizia, rimbalzata a livello mondiale ha messo in secondo piano persino la pandemia, monopolizzando l’informazione.

Ricordi, aneddoti, non ci sono più segreti dell’uomo e del calciatore, della sua vita personale e sociale sottoposta ad una vera e propria autopsia.

Abbiamo incontrato il suo medico, l’ Ortopedico della squadra del Napoli Paolo Jannelli che lo seguì molto da vicino.

Tanti degli aneddoti raccontanti in una trasmissione su rai 2 da Mauro Incocciati che si unisco a quelli di Jannelli.

Dopo la consueta partita domenicale di coppa Uefa, Maradona era stato male, di lì a pochi giorni si sarebbe giocata l’infrasettimanale.

Signorini (il preparatore atletico) va a prendere Jannelli alle 22/22.30 per portarlo a via Scipione Capece, dove viveva il Pibe de oro.

Per evitare i giornalisti scavalcarono la recinzione dell’abitazione di Ciro Ferrara, un ricordo ancora vivido nella mente del professionista che ricorda come fosse accaduto ieri e ci racconta- “quando Diego provava dolore era molto taciturno e da qui si capiva che soffriva molto”.

Diego Armando Maradona non era gestito da nessuno, decideva lui se scendere in campo oppure no.

L’indomani non si sapeva se sarebbe sceso in campo e sino all’ultimo momento non si seppe, anche se Jannelli lo aveva capito così come Signorini, ma non parlarono.

Maradona arrivò sul campo in una semi oscurità (erano le 19,30/19,45) con un “effetto sorpresa”, e vinse! Un 3 a 1 con 2 gol di Maradona.

Tantissimi ricordi come quello della scambio della maglia numero 10, storica maglia di Diego con la numero 9 di Zola. Diego era un generoso, pochi sanno che fu proprio lui ad insegnare a Zola come calciare le punizioni.

“Bravo Paolo!” disse Diego quando in occasione dei Mondiali di Italia 90 l’Argentina fu ospitata a Napoli e durante la partita Argentina- Unione Sovietica il portiere argentino si spezzò una gamba.

La situazione apparve subito molto seria e fu portato in ospedale ed affidato alle cure proprio del Prof. Paolo Jannelli, in un attimo il nosocomio si riempi di tifosi che straripò alla notizia dell’arrivo di Maradona che dopo l’arrivo della lettera di ringraziamento al noto primario aggiunse, nel suo italo-napoletano “ Lui mio ortopedico!”

Il grandissimo campione che è stato, ha dato 3 gioie immense a Napoli, il binomio perfetto con la città di Napoli. Napoli gli perdonava tutto.

Perché? È presto detto, un episodio tra tanti.

Durante la Napoli-Inter in cui stoppando di petto Zenga ebbe da un pubblico di 60.000 tifosi ben 2 minuti di applausi scroscianti.

“Era unico non solo per l’epoca, lo è tutt’oggi” dice il professor Jannelli.

”Era un trascinatore – aggiunge – aveva la capacità di coinvolgere tutti.

Più sentiva i napoletani demoralizzati, più lui si caricava, rincorrendo il riscatto”.
Scontata l’intitolazione del San Paolo, un atto dovuto.

Quello che a lui avrebbe fatto piacere, il riscatto di Soccavo, vero riscatto scoiale di un’area emarginata, l’intitolazione di un “complesso” a Soccavo, questo lo rappresenterebbe veramente e fedelmente, onorandone la memoria, secondo il Prof. Jannelli.

Dai cui ricordi emerge anche il forte legame con il Giornalista Gianni Minà, che lo elevava sempre a “Re indiscusso del pallone” era Genio in quanto rincorreva e voleva il riscatto sociale della città che lo ha ospitato per 7 anni.

“Il Genio indiscusso del pallone” lo era anche in termini di sregolatezza.

Lui rappresentava per i napoletani la speranza del riscatto, quello che manca oggi.

Manca il Leader che trascina gli altri e li coinvolge nella vera idea di riscatto e rinascita sociale.

Parliamo di anni particolari quelli del post terremoto, Napoli era rappresentata più in basso dei bassifondi.

La vittoria di una squadra capitanata da chi veniva dal basso come la maggior parte del popolo aveva rappresentato la rinascita della public reputation di una città in ginocchio vicina agli anni del cd ”Rinascimento” del primo Bassolino.

Diego era popolare soprattutto nei quartieri più popolari come Barra e Ponticelli con cui aveva un rapporto viscerale.

“Io voglio andare a vedere nei vicoli cosa succede” diceva il campione.

Lo scugnizzo napoletano “Figlio di Napoli” fratello dei napoletani.

I napoletani amano , a differenza di altri territori italiani, le persone che legano poi ai luoghi e non viceversa.

Due cose non si devono toccare ai napoletani San Gennaro e Maradona .

Il Caravaggio del pallone” come lo ha definito Sgarbi, sottolineandone il genius indiscusso ed inarrivabile, lui vinceva da solo, entrando in campo faceva la differenza.

La sua grandezza era l’umiltà, che lo ha reso leader- sottolinea ancora Jannelli, è giusto sottolinearlo ma non lo è mai abbastanza.

Maradona aveva capito che la vera Napoli non era quella del lungomare ma Forcella. Non a caso era amico di Massimo Troisi e Pino Daniele.

La vera essenza di chi è stato e di cosa ha realmente rappresentato per la città di Napoli e per i napoletani, il riscatto socio culturale post terremoto.

Se Napoli non avesse avuto Maradona non avrebbe vinto nulla. Il leader carismatico a cui Napoli si è legata e da cui non si slegherà mai.

Aveva problemi al ginocchio e lesioni parziali del crociato anteriore ma con un quadricipide così sviluppato e forte che gli consentiva di ruotare su se stesso. Un arco della vertebra lombare, spondilo-lombare quando andava in sovraccarico, erano dolori che sopportava in silenzio, e dopo tanta tantissima fisioterapia ed infiltrazioni, entrava in campo e vinceva- racconta il prof. Jannelli.

La VERA STORIA CALCISTICA DEL Napoli finisce con Maradona a Soccavo. Un fenomeno socio- culturale con le sue scaramanzie come quella di salutare una Madonnina in mattonelle di Vietri, fatta istallare proprio da lui all’ingresso in campo del San Paolo prima del suo ingresso in campo e del bacio propiziatorio “in fronte” Carmando (storico massaggiatore del Napoli).

Colui che è stato accolto nelle case e nelle famiglie di Napoli come un capostipite a cui dedicare la “supponta” il nome Diego è divenuto popolare proprio grazie a lui.

Resta ancora un capitolo da chiarire, avvolto da opacità, quello dell’allontanamento di Maradona da Napoli che non avrebbe mai lasciato, costruzione mediatica, enfasi o cosa?