Padre lancia figlia dal balcone. Colpo di scena: il legale si rifiuta di difenderlo
Colpo di scena con la rinuncia alla difesa da parte dell’avvocato Nicola Cervellera nominato dall’indagato. Il penalista che ha assistito l’uomo nelle sue precedenti imputazioni (due ani fa è stato condannato per violenza e maltrattamenti in famiglia), non se la sente «per ragioni personali e professionali» di prestare la sua opera in difesa di chi si è reso responsabile di un delitto simile. Scelta questa che costringerà gli uffici giudiziari a nominare un avvocato di fiducia a cui toccherà il non facile compito di assistere un padre che ha prima cercato di tagliare la gola al suo primogenito e poi ha scaraventato dalla finestra al terzo piano la figlia più piccola come un televisore rotto la notte dell’ultima dell’anno.
La vicenda
Mentre tutte le attenzioni sono rivolte sulla sorte della bambina ricoverata nella rianimazione dell’ospedale Santissima Annunziata di Taranto (di questo ne parliamo a parte), ci si interroga ora se quanto accaduto poteva essere evitato. E si cercano, magari solo idealmente, le possibili responsabilità di chi poteva e doveva capire il disagio vissuto da una famiglia dilaniata dal rancore, dall’odio e, almeno per l’uomo, dall’incapacità di affrontare un abbandono. Qualcuno se ne stava occupando. Proprio ieri il quarantanovenne, il quale non sopportava la fine della relazione con la donna che lo aveva lasciato e con la quale aveva avuto i due figli, aveva un appuntamento con le assistenti sociali del comune che, con molta probabilità, stavano valutando proprio la capacità genitoriali della coppia in crisi. Venerdì scorso, due giorni prima il folle gesto, l’uomo era stato convocato dagli assistenti ai quali, come riferisce l’assessora al welfare del comune di Taranto, Simona Scarpati, «era apparso assolutamente tranquillo e conciliante, ben felice dell’incontro a cui avrebbe portato anche il figlio quattordicenne». (Leggo)