Orrore in sala parto. Tira neonato per i piedi e gli stacca la testa. Poi le agghiaccianti parole alla mamma:«Puoi dirgli addio, l’ho aggiustato»
Un parto che ha segnato per sempre la sua vita e ora Laura Gallazzi, 34 anni, non riesce a riprendersi. Siamo nel marzo del 2014 e la donna è incinta del primo figlio; non vede l’ora di conoscerlo e coccolarlo. Alla 25esima settimana, però, le si rompono le acque così va ospedale, al Ninewells Hospital di Dundee, in Scozia. Lì il personale specializzato le dice che ha avuto un prolasso del cordone. Laura è convinta che, per far nascere il bimbo, le faranno un cesareo. E invece le dicono che il piccolo Steven dovrà venire al mondo con parto naturale. Ad assisterla durante il parto c’è la dottoressa Vaishnavy Laxman che, mentre dice a Laura di spingere, tira le gambe del bimbo per facilitarne l’uscita. Quella manovra, però, è drammatica: le gambe, le braccia e il tronco del piccolo Steven si staccano dalla testa che resta dentro l’utero. Un orribile incidente a cui poi segue un cesareo per tirare fuori la testolina del bambino. Ma lo strazio non è ancora finito: il capo del bimbo viene riattaccato sul corpicino giusto il tempo necessario perché la sua mamma possa dirgli addio per sempre.
Il racconto della madre
A distanza di oltre quattro anni, Laura ha trovato il coraggio di tornare a parlare di questo dramma. E ha ricordato quei terribili istanti: “Ho pensato ‘Non voglio vederlo, non portatemelo qui’, perché non sapevo cosa stavo per guardare” dice. “Il dottore ha detto ‘va tutto bene’. Le sue parole sono state “L’ho aggiustato’”. La giustizia ha poi stabilito che la decisione della dottoressa Laxman di procedere con un parto vaginale era sbagliata, ma in seguito ha autorizzato il medico 41enne a tornare al lavoro. “La sua decisione di procedere con un parto naturale era negligente e al di sotto sotto degli standard normalmente da aspettarsi”, ma non costituiva una grave mancanza, ha stabilito la Corte. Laura ha lanciato una petizione che chiede un cambiamento nella legge scozzese per dare ai bambini nati morti un’identità legale. (Fanpage)