Orrore. Baby gang in azione: prima gli ammazzano il cane, poi lo pestano a sangue. Il racconto del ragazzino disabile
La modernità è caratterizzata da un problema serio che, in alcun modo, non può più essere ignorato: la violenza. Ogni giorno , il quadro terribile si arricchisce di un tassello in più. E’ un’escalation marcia, sinonimo di tensione sociale latente e mancanza di guide qualitativamente sufficienti. Quando la cronaca quotidiana ci offre racconti come quello che viene da Trentola Ducenta, dove i protagonisti sono minori, allora si può parlare di allarme vero e proprio. Un ragazzino disabile sta passeggiando tranquillamente, con il suo cane al guinzaglio. Senza alcun motivo, qualcuno investe il cane, uccidendolo. Il ragazzino avrà pensato ad un tragico incidente, nello sconforto totale. E, invece, nessun incidente. Il cane è stato investito di proposito: un gesto provocatorio, una dimostrazione di forza che, semplicemente, non esiste.
Il giorno dopo
Ma non è finita qui. Il ragazzino disabile ritorna a casa, con il corpo esanime del suo amico a quattro zampe. Racconta tutto ai suoi familiari, con suo fratello maggiore scende nei dettagli. Lo stesso, avendo riconosciuto i responsabili, va a raccontare tutto ai rispettivi genitori. Avrà pensato che farsi giustizia da soli fosse una cosa stupida e che richiamare l’attenzione dei genitori di quelli che non sono altro che giovani vigliacchi avrebbe avuto la sua utilità. Così non è stato. Il giorno dopo, il ragazzino disabile è di nuovo a passeggio, da solo. La baby gang lo nota e lo raggiunge. Cominciano a spingerlo, ad insultarlo. Hanno pessime intenzioni, vogliono fargliela pagare. Così fanno: cominciano a pestarlo, in branco, tutti contro uno. Un gruppo di zavorre sociali contro un ragazzino disabile colpevole di niente. Quello che ne consegue, è una denuncia ai Carabinieri. Per loro, comincia il calvario che meritano. (Internapoli)