“Buongiorno, so che state cercando un cuoco, vorrei candidarmi per il posto”. “Mi dispiace, cerchiamo solo cuochi italiani”. Una frase lapidaria, al quale Samy Abdelsalam ha risposto con educazione, ringraziando e augurando all’uomo buona giornata.
Laureato in giurisprudenza, Samy ha seguito un corso di cucina a Dublino, è diventato chef e ha lavorato in diversi ristoranti in tutta Europa. Quando è arrivato a Roma, è stato chef in diverse trattorie: l’esperienza non gli manca, la volontà e la bravura nemmeno.
Eppure Samy non è stato giudicato sulla base del suo curriculum, che il ristoratore, proprietario di un locale a Roma, non ha nemmeno voluto vedere: è stato scartato a priori solo perché egiziano.
“Lavoravo in un ristorante e ho perso il lavoro durante l’emergenza coronavirus – racconta lo chef a Fanpage.it – Il mio contratto scadeva il 15 aprile e non me l’hanno rinnovato.
Ho una famiglia e necessità di lavorare, quindi sono disposto a farmi anche quattro ore di viaggio, non mi importa. Ma non è la prima volta che vengo respinto perché non sono italiano”.
Un altro ristoratore ha addirittura bloccato il suo numero di telefono quando ha saputo che era egiziano: prima di chiedergli della sua esperienza come chef e dei suoi studi, si è sincerato della sua nazionalità. “Aspetta, prima di iniziare qualsiasi cosa devo farti una domanda: sei italiano?”. No, Samy non è italiano: e anche questa volta il lavoro è sempre più lontano.
“Non capisco cosa cambia se sono egiziano – si chiede Samy – Quando vivevo a Dublino c’erano almeno 200mila italiani che cercavano lavoro e non era un problema ottenerlo. Perché qui dovrebbe essere diverso?”. Con la sua denuncia, spera che qualcosa cambi. Fonte: Fanpage.