«Non ha pagato la spesa»: dipendente di un ipermercato licenziata per 43 euro

9 Luglio 2019 - 12:15

«Non ha pagato la spesa»: dipendente di un ipermercato licenziata per 43 euro

«Non ha pagato la spesa»: dipendente di un ipermercato licenziata per 43 euro

Perdere il lavoro per una spesa non pagata di 43 euro: è quello che è successo ad Angela Acconci, una dipendente dell’Unicoop Firenze di Montevarchi, provincia di Arezzo, che è stata licenziata per giusta causa lo scorso 20 maggio. Una storia incredibile e che è destinata a finire in tribunale: in più di 60 tra i lavoratori dell’ipermercato hanno firmato una lettera di solidarietà in suo sostegno, per quella che definiscono una semplice distrazione.

Ma cosa è successo quel giorno? Angela, dipendente dell’Unicoop di via dell’Oleandro e delegata dell’Unione Sindacale di Base (sigla con la maggioranza degli iscritti nell’esercizio commerciale), era andata a fare la spesa in un giorno in cui era libera dal lavoro, riferisce la cronaca locale del quotidiano La Nazione.

Aveva comprato tre uova di cioccolato, una confezione di hamburger e una di insalata preconfezionata, per un totale di 43 euro: come si legge nella missiva indirizzata ai responsabili dei vari settori direttivi della coop, la Acconci ha passato la carta socio sotto il lettore cosa che identifica il possessore con nome, cognome, indirizzo e telefono, poi i prodotti, premendo quindi il tasto «termina e paga», e per gli acquisti le hanno consegnato due bollini.

Tutto a posto? No, perchè tra una chiacchiera e l’altra con le due colleghe in quel momento addette alla vigilanza non si sarebbe accorta che la cassa non aveva registrato il saldo ed emesso lo scontrino, chiave per far aprire il cancelletto di uscita.

Si è messa a cercarlo ma «le è stato aperto il cancello delle casse fast senza effettuare i dovuti controlli sul palmare», come recita il testo della missiva nel quale si riconosce la buona fede di tutti gli attori dell’episodio e in primis della dipendente definita nella lettera dei colleghi «onesta e irreprensibile come lavoratrice e cliente».

Non appena le commesse si sono accorte dell’accaduto, l’hanno fatta richiamare all’altoparlante e lei ha immediatamente provveduto a saldare.

Insomma, sembrava una svista innocua anche per la cooperativa perché, aggiungono i colleghi, in presenza di un tentato furto l’iter da seguire prevede che si chiami la guardia e il responsabile del presidio di turno.

Qui non è avvenuto e dimostrerebbe che non c’era alcuna presunzione di dolo. Una tesi non accolta da Unicoop che ha fatto scattare il licenziamento per giusta causa il 20 maggio per una condotta «intenzionale e tanto grave in quanto idonea a ledere definitivamente il vincolo fiduciario alla base del rapporto». Interpellata dall’agenzia Adnkronos, Unicoop Firenze non ha commentato la vicenda, riservando eventuali dichiarazioni dopo il pronunciamento del giudice del lavoro.  (Leggo)