“Mio padre ha cercato di tagliarmi la gola perché sono gay”
“Sei gay? Sei gay?”, continua a ripetere pieno di rabbia il padre di Seran mentre infierisce sul figlio con un coltello. Siamo in una zona rurale del Cantone di Berna, in Svizzera. I protagonisti di questo brutto episodio di omofobia fanno parte di una famiglia di origine irachena. Seran, un nome di fantasia, ha 17 anni ed è riuscito a sopravvivere per miracolo alla brutale aggressione del genitore.
In piena notte, il ragazzo si sveglia con una lama premuta alla gola. Ad impugnare il coltello è il padre, un fervente musulmano. E quella domanda ossessiva, carica di disprezzo, sulla sua sessualità che l’uomo continua rivolgergli mentre cerca di ucciderlo. Seran riesce come può a difendersi e scappa sul balcone per chiedere aiuto. I vicini, allarmati dal trambusto, danno subito l’allarme. Sul posto arriva la polizia e un’ambulanza. Il giovane è in gravi condizioni: ha ferite sul collo e sul torace. Per poco il coltello non gli ha reciso la carotide, anche se la trachea ha subito gravi danni. Ricoverato d’urgenza all’ospedale di Berna, i medici prima di operarlo gli inducono il coma farmacologico. Il padre, invece, è arrestato.
Da quella tragica notte sono passati sei mesi. Seran, che nel frattempo è andato via da casa, ha trovato il coraggio di raccontare solo ora la violenza subita. Ancora oggi il 17enne non si spiega come il padre sia venuto a sapere del suo orientamento sessuale. “Ho sempre nascosto la mia omosessualità alla mia famiglia”. A ricordare per sempre l’aggressione sono le cicatrici sul collo, sul torace, sulla schiena e sulle braccia. “Le vedo allo specchio – afferma – o quando faccio delle foto. Mi accompagneranno per il resto della mia vita”.
Seran, tuttavia, oggi sta bene e dice di sentirsi “una persona più libera di prima”. Con la chirurgia spera di poter cancellare i segni della pazzia del padre, ma i rapporti con la sua famiglia ormai sono compromessi. “Mia madre si vergogna per quanto è successo”, chiarisce. Un sentimento che invece il ragazzo non prova più. “Mi sono nascosto abbastanza a lunga, ormai è finita”. È per questo che ha deciso di pubblicare la sua storia e le sue foto su Instagram.
Come riporta il quotidiano svizzero 20minuti, le reazioni che sono arrivate al giovane non sono state tutte positive. “Alcuni mi hanno scritto che sono malato. Oppure ‘sei gay, te lo meriti’”. È per questa ragione che Seran crede che ci sia ancora molto da fare per abbattere il muro di intolleranza contro i gay. “Siamo nel 2019 e mio padre voleva uccidermi perché mi piacciono gli uomini. Non posso proprio accettarlo”. Per questo, rendendo pubblica la sua storia, ha voluto essere da incoraggiamento per altri omosessuali di origine musulmana o islamica. “Chiedi aiuto se vuoi venirne fuori – ha concluso – e non farti schiacciare dalla tua famiglia”. (Fanpage)