Giorgia Meloni è andata al seggio. Ma non ha votato. Come aveva già annunciato, ha rifiutato le schede. Ha mostrato i documenti. Poi ha detto no. Nessun Sì, nessun No. Nessuna scheda infilata nelle urne. Così, la sua presenza non è stata conteggiata.
Questa strategia era nota. La premier l’aveva dichiarata giorni fa. Le opposizioni l’avevano pressata. I promotori del referendum si erano infuriati. Nonostante tutto, Meloni ha mantenuto la promessa. Oggi, a Roma, ha eseguito il piano.
A livello legale, il suo gesto è chiaro. Non ha valore. È come se non fosse mai andata. Le regole del Ministero dell’Interno lo confermano. Chi rifiuta le schede non entra nei conteggi. Nemmeno nei registri ufficiali. Se è già stato registrato, si annulla subito.
Questo ha una conseguenza forte. Il suo gesto non incide sul quorum. Se avesse votato No, sarebbe stata contata. Anche se le schede fossero state nulle, sarebbe entrata nei dati. Ma rifiutando le schede, si cancella. Non risulta mai arrivata.
Intanto, i dati sull’affluenza sono bassi. Molto bassi. Alle 12 l’affluenza era al 7,4%. Alle 19, solo al 16%. Serve il 50% più uno. Altrimenti, i referendum saranno nulli. E questa sembra la direzione.
La linea della destra è stata chiara. Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia hanno detto: “Non andate a votare”. Solo Noi Moderati, nella maggioranza, ha chiesto cinque No. Una posizione diversa. Ma isolata.
Meloni è l’unica tra i leader ad aver fatto questo gesto. È andata al seggio, ma non ha votato. Non ha scelto. Non ha contato. Ha scelto di non pesare. Ha preferito sparire dai numeri.
Questo gesto fa discutere. Divide. Ma, sul piano pratico, è limpido. Non ha alcun impatto. È simbolico. È strategico. Ed è una mossa che annulla la sua stessa presenza.
Fonte: Fanpage
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