MARTINA COME NOEMI, ferita in un raid di camorra a Napoli: «Tante promesse poi tutti spariti»
In queste ore Napoli piange e prega per la piccola Noemi, la bimba di quattro anni ferita al torace in una sparatoria avvenuta venerdì 3 maggio a piazza Nazionale. La piccola era con la nonna davanti a un bar, quando, in pieno pomeriggio, la furia cieca di un killer della camorra si è scatenata contro un uomo del clan rivale, incurante della gente che in quel momento occupava il marciapiede.
Bersaglio dell’agguato era un pregiudicato 32enne, Salvatore Nurcaro, ma i proiettili hanno ferito anche la 50enne e la nipotina. La donna ha riportato una ferita al gluteo, mentre alla bambina una pallottola ha perforato un polmone e da tre giorni è ricoverata all’ospedale Santobono in gravissime condizioni.
Ancora una volta un bambino è vittima innocente di un raid di camorra e anche stavolta la notizia ha indignato e commosso l’intera città, ma il rischio è che tra qualche mese, scemato il clamore, tutti si dimentichino della piccola Noemi, soprattutto chi dovrebbe assisterla e sostenerla nel superare i danni fisici e il trauma psicologico causati da quest’atroce vicenda.
Proprio com’è successo a Martina, ragazzina 12enne che due anni fa fu ferita a una caviglia da un colpo di pistola nel corso di un agguato ai danni degli ambulanti extracomunitari della Duchesca, che si erano ribellati al pizzo delle bancarelle.
«Era il 4 gennaio 2017 e mia nipote stava camminando in mezzo alla Maddalena con il padre – racconta Maria, zia della bambina, intervenuta in diretta telefonica a “La Radiazza”, trasmissione in onda la mattina su Radio Marte –.
All’improvviso si misero a sparare e mia nipote, che aveva dieci anni, fu ferita alle gambe. All’epoca fu operata d’urgenza al Santobono anche lei e adesso sta bene, ma è stata trascurata, dimenticata da tutti». E prosegue nella sua denuncia: «Appena successe il fatto promisero mari e monti, per questa bambina volevano fare di tutto. Poi, quando è stata bene, tutti se ne sono dimenticati.
Eppure la bambina ha bisogno ancora di cure, perché non cammina bene e deve essere seguita da uno psicologo per il trauma che ha subito. In più il padre è disoccupato e il sindaco lo sa, perché venne a trovare la bambina all’ospedale. Fece pure delle promesse, poi non si sono più fatti sentire». E da un paio di giorni la donna sta assistendo allo stesso rituale: «Sto leggendo e ascoltando le stesse cose che si scrissero e si dissero all’epoca per mia nipote, ma nel nostro caso poi sono spariti tutti». (Il Mattino)