«Marianna è stata ammazzata» Il grido di dolore di una mamma che cerca giustizia
Fu un omicidio volontario mascherato da suicidio? La famiglia di Marianna Greco, morta il 30 novembre di tre anni fa a 37 anni nella sua casa di Novoli dove viveva con il marito Emanuele Montinaro, ha presentato alla Procura una memoria corredata dalla consulenza del medico legale, del perito informatico e del medico specialista che l’aveva in cura, per chiedere di indagare per capire se quei quattro colpi di coltello alla gola che le tolsero la vita furono sferrati da una persona rimasta al momento ignora.
La madre Luisa Metrangolo, il padre Francesco e la sorella gemella Giovanna hanno depositato gli ultimi accertamenti tecnico-scientifici disposti dai loro legali, gli avvocati Francesca Conte e Francesco Tobia Caputo.
Per mettere a disposizione del pubblico ministero Stefania Mininni, dei pareri diversi da quelli dei consulenti della Procura e valutare così la possibilità di riqualificare il fascicolo da istigazione al suicidio (unico reato che consente di fare accertamenti su un sospetto suicidio) in omicidio volontario. Chiesta inoltre la riesumazione del cadavere per procedere ad una nuova e più approfondita autopsia.
Chi sembra convinto che sia necessario dare una svolta all’inchiesta avviata subito dopo la tragedia è soprattutto il medico legale della famiglia Greco, il professore Giuseppe Fortuni che poche ore dopo la tragedia partecipò all’autopsia: ha posto il dubbio sulla possibilità che Marianna Greco si procurò da solo le quattro ferite al collo, sia per la direzione dei colpi sia per la loro intensità: non sono sembrati progressivamente più forti, quei colpi.
E mancano anche quelle che nella lettura medico-legale vengono definite lesioni da assaggio, tipiche e piuttosto ricorrenti nei suicidi. Le ferite prima dei colpi mortali.
Ma c’è dell’altro che – a parere dei familiari della vittima e dei suoi legali – andrebbe approfondito. Come le lesioni da taglio sulle dita indice, medio ed anulare della mano destra: ferite da difesa durante una colluttazione?
E ancora: il medico legale di parte ha parlato della presenza fra le dita di capelli biondi, per dire che dovrebbero finire in laboratorio per essere esaminati e stabilire se appartengano alla vittima o ad un altra persona.
Stessa prassi è stata suggerita per il materiale che si potrebbe trovare sotto le unghie della donna, ancora una volta per chiarire se possano emergere indizi per capire se ci sia stata una colluttazione o meno prima del decesso.
Ancora altri i dubbi posti dalla famiglia di Marianna Greco, attraverso la memoria difensiva depositata dai legali: chiedono notizie dei prelievi dei campioni biologici sul coltello da cucina che la uccise, nonché sugli indumenti e sul letto matrimoniale dove fu trovata. Inoltre è stata fatta presente la necessità di recuperare i filmati dell’impianto di videosorveglianza, funzionante quel 30 novembre del 2016. Anche perché le telecamere erano puntate su tutti gli ingressi della casa. (Leggo)