Malasanità. «E’ solo un’infezione, stia tranquilla» Dopo due anni la triste verità: la piccola Mary ha un tumore
Per due anni i medici l’hanno rimandata a casa con un buffetto sulle guance e un sorrisetto di sufficienza nei confronti dei suoi genitori che manifestavano una grande preoccupazione per la loro piccola. Per due anni hanno liquidato i suoi continui malesseri come semplici effetti di un’infezione virale. E, sempre per due anni, non si sono degnati di effettuare esami approfonditi che avrebbero svelato una verità che solo ora è venuta a galla: Myla Carter, che oggi ha cinque anni, non aveva un’infezione ma un tumore di Wilms ai reni che ora è arrivato al quarto stadio.
I genitori di Myla, Trevor e Lindsey, 39 e 37 anni, dal 2016 a oggi hanno portato la figlia almeno dieci volte dai dottori del Carcroft Health Center a Doncaster, in Gran Bretagna. La piccola aveva frequentissimi dolori allo stomaco seguiti da violenti episodi di vomito e non riuscivano a capire il perché, ma ogni volta la risposta dei medici era sempre la stessa: infezione virale. Solo ora, dopo l’ennesima visita, hanno capito di cosa si trattava e quanto tempo è stato perso nel frattempo: adesso, grazie al fatto che per due anni non era stato fatto nulla per contrastare il tumore, le probabilità di sopravvivenza di Myla si sono ridotte di almeno il 20%. E’ dimagrita di tre chili, è debolissima, fatica a camminare e ha appena iniziato un ciclo di chemioterapia che durerà 34 settimane.
La storia
«E’ straziante quello che è successo – dice Lindsey – vorrei solo poter tornare indietro ed essere più pressante nei confronti dei medici, è l’unica cosa che mi rimprovero. Ma d’altra parte avevo fiducia in loro, cos’altro avrei potuto fare? All’inizio, quando mi hanno detto che si trattava di un tumore, stavo impazzendo, adesso cerco solo di pensare a cosa posso fare per farla stare meglio». Per ora Trevor e Lindsey, concentratissimi sulle condizioni della figlia, non hanno presentato reclami ufficiali né sporto denunce, ma non è escluso che lo facciano in un secondo momento, visto che loro stessi in prima persona si dimostrano abbastanza duri nel sostenere che a nessuna persona dovrebbe accadere quello che è successo a Myla. Dal canto suo Sue Bushell, business manager di Great North Medical Group, che gestisce il Carcroft Health Center, ha dichiarato in maniera sibillina: «Il nostro senior partner ha studiato questo caso e ha confermato che ci siamo attivati immediatamente quando il problema è stato portato alla nostra attenzione». E Sewa Singh, direttore medico di Doncaster e Bassetlaw Teaching Hospitals, ha dichiarato: «I nostri pensieri e i migliori auguri vanno a Myla e alla sua famiglia in questo momento molto difficile. Li invitiamo a mettersi in contatto con il nostro Patient Experience Team per qualunque problema relativo alla sue cure presso la Doncaster Royal Infirmary». Ora che il caso è esploso, su Myla si sta riversando una marea di premure. Quello che sarebbe servito davvero sarebbe stato esaminarla a fondo due anni fa, evitando sorrisini di sufficienza: oggi, forse, è troppo tardi per dimostrarsi scrupolosi. (Leggo)