L’ultima pubblicazione di Gioacchino Criaco: “Il custode delle parole”

12 Giugno 2022 - 20:55

L’ultima pubblicazione di Gioacchino Criaco: “Il custode delle parole”

Lo scrittore e intellettuale calabrese Gioacchino Criaco, dopo “L’ultimo drago d’Aspromonte”, ritorna on libreria e nelle migliori piattaforme editoriali e-commerce con il suo ultimo romanzo intitolato “Il custode delle parole”, edito da Feltrinelli nella collana Narrativa, in uscita a partire dal 14 giugno 2022. Questo libro parla della storia di un giovane trentenne Andrìa, inconscio della vita, che trascorre le sue giornate tra il lavoro (cinquecento euro al mese in tasca), le cuffie di un call center, la fidanzata e il mare. Sembra un vecchio giovane che non sa che fare di una vita che sta di là e di qua, in un mondo monco senza una parte essenziale. Ma egli sa bene quello di non voler avere una vita come il nonno, di cui porta il nome, che ogni giorno fa il pastore e parla il grecanico, una lingua parlata storicamente nella Sicilia e nella Calabria. Poi accade qualcosa di magico appena Andrìa arriva al mare vedendo la struggente bellezza  naturalistica e selvaggia, un esplosione di colori e profumi, di Aspromonte, che era troppo grande e vicina per essere vista, che era sempre stata lì. Un luogo considerato sempre difficile, irraggiungibile era diventato, all’improvviso, il luogo della nuova speranza di vita per due vecchi giovani che finora non sapevano cosa fare della vita. Qui si intravede il cambiamento dell’epoca, già in atto, e i personaggi di questo romanzo si muovono in questa linea. Qui si affronta il problema della desertificazione della terra calabrese in cui i ragazzi calabresi continuano ad andarsene lo stesso, a fare la valigia, salire su un treno e ad andare via. Come ha rivelato lo stesso scrittore in una recente intervista: “Storia di un’impazienza elettrica che cova sottotraccia nei giorni che si annullano come cariche opposte”.

SINOSSI

Andrìa ha quasi trent’anni, vive ai piedi dell’Aspromonte e trascorre pigramente le sue giornate tra il lavoro in un call center e le gite al mare con la fidanzata Caterina. Non ha ancora trovato la propria strada – la Calabria è una terra che divora i desideri e le aspirazioni –, ma sa di non voler fare il pastore come il nonno, di cui porta il nome. Nonno Andrìa, custode di un mondo antico e di una lingua, il grecanico, che stanno per sparire ingoiati dalla modernità, ne vorrebbe fare il proprio erede, ma il giovane Andrìa ha paura. Paura di quelle montagne, della solitudine angosciante che si annida tra i boschi di cui conosce i rituali e i sussurri ma non riesce a sentirsi parte, così come non riesce a capire l’ostinazione del vecchio a combattere con ogni mezzo, lecito o no, le speculazioni che continuano a fare scempio di quel territorio. Trattenuto nella Locride soprattutto dall’amore per Caterina, la sua vita cambia il giorno in cui salva dall’abbraccio mortale dello Jonio un giovane migrante dopo il naufragio di un gommone: Yidir arriva dalla Libia, e anche lui sta cercando un futuro possibile. Quando il nonno prende clandestinamente Yidir con sé come aiutante pastore, qualcosa scatta dentro Andrìa: pian piano si riavvicina a quell’ambiente che prima lo spaventava tanto, scoprendo la storia profonda di molti popoli le cui culture hanno stretto un legame inscindibile, e la bellezza selvaggia dell’Aspromonte. In quel luogo dove la magia è ancora possibile, Andrìa accetterà finalmente il destino che è chiamato a compiere. Il custode delle parole è una storia di identità e radici così forti da sfidare il futuro, richiamandoci alla responsabilità di prenderci cura di ciò a cui sentiamo di appartenere: un amore, una montagna, una storia.

“La nostra è una storia millenaria che ha forgiato le parole intingendole nel cuore, nella testa, nella pancia, nel miele e nel sale, nel sangue eroico e in quello codardo, nella punta delle spade e nel taglio delle zappe.”

NOTE BIOGRAFICHE

Gioacchino Criaco è nato ad Africo. Ha esordito nel 2008 con il romanzo Anime nere, da cui è stato tratto il film omonimo diretto da Francesco Munzi, vincitore di nove David di Donatello, di tre Nastri d’argento e del premio Sergio Amidei. Ha in seguito pubblicato i romanzi Zefira (2009), American Taste (2011) e, per Feltrinelli, Il saltozoppo (2015) e La maligredi (2018). Nel 2020 con l’autore Vincenzo Filosa “L’ultimo drago d’Aspromonte” edito da Rizzoli Libri.