La compagna gli porta via la figlia: papà si traveste da barbone per ritrovarla
Per trovare la figlia si traveste da clochard. E così ha indossato una parrucca nera da uomo, vecchi pantaloni di suo nonno, un giubbotto verde pisello e ha guidato fino all’Ungheria, e precisamente a Mezotur, solo per rivedere la sua piccola Chantal. La storia del 47enne Andrea Tonello, imprenditore padovano di Vigonza, è stata riportata dal Corriere della Sera: “Ci avevo già provato molte volte, da solo, con mio padre, con l’avvocato italiano, con quello ungherese, con un investigatore, mettendo una taglia, bussando, cercando… Niente, il paese era impenetrabile e ormai mi conoscevano. Per scoprire dove stava la mia piccola non mi restava che vestirmi da barbone, senza dare troppo nell’occhio”.
La sua vicenda travagliata è cominciata nel dicembre del 2011, quando l’ex compagna Klaudia, oggi 36enne, di origini ungheresi e parrucchiera ad Abano Terme, ha deciso di tornare a Mezotur con la loro figlia di appena tre mesi, per passare in famiglia le vacanze di Natale. “Dovevo andare a riprenderle a fine anno ma quando mi sono messo in macchina e l’ho chiamata, sorpresa: no Andrea, non venire qui perché io non torno”. Da allora la donna gli ha negato qualsiasi contatto con la figlia: Andrea non vede Chantal da sette anni.
Tutti i Natali, tutti i compleanni di Chantal, Andrea le scrive una lettera sul profilo Facebook, che le ha aperto nella speranza che un giorno, quando sarà grande, la leggerà: “Auguri principessa, è ancora Natale, è ancora silenzio, ancora il vuoto, ancora divisi – è l’ultimo post – Tutto assurdo. Quando ci ritroveremo sarà dura, sarà difficile ma sarà immensamente fantastico. Ti amo piccola mia, intanto aspettami”.
Il papà non si è mai arreso: “Andavo in Ungheria ogni 15 giorni a cercare Chantal e ci rimanevo per giorni… se non lo facevo mi sembrava di mancare nei suoi confronti”. All’inizio la piccola si trovava a casa della nonna: “L’ho vista più volte, sia lei che Klaudia. Dopo che si è mossa la magistratura sono però sparite e allora ho dovuto ingegnarmi”. Una volta si è anche travestito da clochard: “Mi sono piazzato al supermercato, sperando di incrociarle”. Anche il padre di Andrea partecipava a quelle spedizioni, nel tentativo di trovare la nipote: “Lui soffriva più di me ed era preoccupato perché quel posto non è molto sicuro. E allora mi aveva accompagnato. Siamo stati insieme alla stazione dei treni ad aspettare per ore”.
Alcuni aneddoti sembrano scene di un thriller, come quando vide per caso Klaudia a bordo della sua auto: “L’ho seguita: dentro c’era un marcantonio di due metri, grossissimo, che avevo già visto girare intorno alla casa di Klaudia. Si è accorto che lo seguivo, ha fatto un testacoda e si è messo lui a inseguire me. Ho detto meglio scappare e ho cominciato a correre come un pazzo verso Budapest, seminandolo”. Andrea aveva persino promesso una somma di denaro a chi le avesse ritrovate, ma nemmeno questo escamotage ha portato risultati: “Diecimila euro a chi mi dava notizie su Chantal. Era come se un intero paese si fosse stretto intorno a lei. Ma quello è un altro mondo. Andavo dal capo della polizia e lo trovavo ubriaco. Con gli agenti siamo andati un paio di volte a casa della nonna, visto che c’era un mandato di cattura da eseguire. Non rispondeva nessuno, allora chiamavamo il fabbro che apriva la porta e li trovavamo tutti lì. Mancavano solo Klaudia e Chantal”.
Il tribunale di Padova sta processando in contumacia la madre di Chantal, per sequestro di persona: il pm ha ottenuto un mandato di cattura internazionale nei suoi confronti; il giudice dei minori di Venezia ha deciso di affidare la piccola al padre dichiarando lei decaduta dalla patria podestà; pure in Ungheria, al tribunale di Mezotur, è imputata per sottrazione di minore. Mentre la Corte europea dei diritti dell’uomo nel 2018 ha ammonito l’Ungheria riconoscendo 30mila euro a Tonello per “non aver garantito il diritto del ricongiungimento del padre con sua figlia”. Ma di Klaudia e di Chantal nessuna notizia. Adesso si stanno attivando anche i governi: nel corso del recente incontro bilaterale Italia-Ungheria, Matteo Salvini ha sollecitato un intervento al suo omologo Sandor Pinter, per sbloccare la situazione.
“Come se non fosse successo nulla lei ha fatto ricorso chiedendo addirittura l’affidamento della bambina. Il tribunale di Padova l’ha rigettato e l’ha condannata per lite temeraria – ha raccontato il legale di Tonello Chiara Balbinot – In Italia nemmeno un superboss latitante farebbe una cosa del genere, evidentemente lì ha la certezza dell’impunità. Il problema è che ci troviamo di fronte a uno Stato che non collabora, nonostante tutte i pronunciamenti, perché basterebbe davvero poco per rintracciare la donna e la bambina”. (Fanpage)