L’ ultimo messaggio di Chiara, terrorizzata dal suo assassino:”Spero che i medici se lo portino via”

26 Aprile 2025 - 21:45

L’ ultimo messaggio di Chiara, terrorizzata dal suo assassino:”Spero che i medici se lo portino via”

Da quando Andrea Longo aveva lasciato Saronno, la sua città d’origine, e messo piede in quell’appartamento a Volvera, proprio di fronte al loro, Chiara Spatola e Simone Sorrentino vivevano nel terrore.

Quel vicino ambiguo bussava alla loro porta nel cuore della notte per lamentarsi di rumori inesistenti o inveiva contro di loro quando lasciavano la macchina nel cortile.

Ma da subito aveva anche deciso che Chiara, 28 anni, avrebbe dovuto essere sua a qualsiasi costo.

Così aveva iniziato a pedinarla e attenderla appostato sotto casa: «Lascialo, io sono una persona seria, non quello lì», le aveva ripetuto più volte.

Ma la donna e il compagno di 23 anni, colti da un colpo di fulmine sul lavoro, «erano innamoratissimi», dice chi li conosceva. Una felicità che Longo, 34 anni, disoccupato e in cura sotto psicofarmaci per un disturbo psicologico, non riusciva a sopportare.

Giovedì sera ha atteso che rincasassero e li ha colpiti alle spalle con un coltello da sub: una lama doppia e seghettata, che ha lasciato tracce di sangue ovunque.

La coppia ha forse provato a difendersi, poi ha tentato un’ultima disperata fuga verso il cortile interno all’edificio.

È lì che i carabinieri li hanno trovati, tutti e tre. Chiara e Simone, raggiunti da Longo e dalle ultime coltellate mortali, erano uno accanto all’altro.

Poco distante anche l’assassino, che con la stessa lama si è tagliato la gola.

Una tragedia, forse, già annunciata. Longo, alle spalle dei precedenti per rapina e porto abusivo di armi, quel pomeriggio aveva chiamato il 118: «Sto male, aiutatemi», era l’appello ai sanitari.

Un malessere legato a uno stato d’ansia di cui pare soffrisse da tempo. «Spero se lo portino via», è stato l’ultimo messaggio che Chiara ha mandato alla madre, Teresa Demartino.

Gli operatori, arrivati alle 18, non lo avrebbero ritenuto necessario. Solo due ore dopo un residente del quartiere ha sentito le urla provenire dalla palazzina di via XXIV maggio.

Accorso sul posto, si è trovato davanti al massacro: «Ho visto solo i corpi riversi a terra. Perché non lo hanno portato via nel pomeriggio?».

La domanda continua a rimbalzare per tutta la sera, poi anche il giorno successivo. Longo non era seguito dai servizi sociali, perché si trovava sul territorio da troppo poco tempo e finora, in questo piccolo comune, nessun altro sembrava sapere nulla di lui.

«Sembra assurdo, una settimana fa eravamo a pranzo tutti insieme. Lei la conosco da quando era piccola — racconta un’amica di famiglia — . Erano felici insieme».

Qualcuno è stato colto meno di sorpresa: «Avevano paura, la aspettava ogni giorno davanti l’ingresso di casa», ha riferito un’amica. I deliri ossessivi sarebbero iniziati da subito, appena dopo il trasferimento dalla Lombardia, dove lavorava come autotrasportatore.

Anche per questo motivo la coppia aveva in programma di spostarsi a Rivalta, nella vecchia casa dei nonni di Chiara. Volevano andare lontano per non vederlo più, vivere una vita serena insieme.

Mancava solo un altro mese, il tempo necessario per terminare i lavori di ristrutturazione.