Mario Draghi al momento non sembra scostarsi dalle azioni messe in campo dal suo predecessore di Giuseppe Conte.
Sembra sia tutto pronto per il prossimo Dpcm che sostituirà quello del 5 marzo forse già nel fine settimana.
Ma intanto si attendono i risultati del report dell’Istituto superiore di Sanità.
Il primo decreto del Governo Draghi, approvato ieri dal consiglio dei ministri, porta una stretta anche se non ancora un lockdown sulle zone rosse.
Vengono fermate le visite a parenti e amici, oltre a prolungare il divieto di spostamento tra regioni fino al 27 marzo.
In attesa del nuovo Dpcm che il 5 marzo dovrebbe cominciare a regolare una serie di riaperture.
Prima però sarà decisivo il report dell’Istituto Superiore di Sanità.
La stretta di Draghi nel nuovo dpcm: rischio lockdown
Mario Draghi ha dato via libera al riconfermato ministro Roberto Speranza per prorogare la chiusura degli impianti sciistici, che ha suscitato polemiche per le tempistiche in cui è stato approvato.
In attesa del Dpcm “delle riaperture” l’ultimo decreto restringe ancora le libertà dei cittadini.
“In considerazione dell’evolversi della situazione epidemiologica, il Dl dispone la prosecuzione, fino al 27 marzo 2021, del divieto di spostarsi tra Regioni, salvi gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità o motivi di salute”.
Nuovo dpcm. Per ora proroga il divieto di spostamenti tra regioni fino al 27 marzo
Lasciando però in vigore la regola che limita gli spostamenti verso le abitazioni private a due adulti con in più solo i figli minori di 14 anni.
Ovviamente solo in zona gialla o in zona arancione; in zona rossa sono vietati.
l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionale, prevede l’aumento dei casi in: Abruzzo, Basilicata, Campania, Emilia-Romagna, Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Trentino e Alto Adige, Toscana e Umbria.
Si attende anche il nuovo studio dell’Iss sulla variante inglese: le stime dicono che la prevalenza dovrebbe attestarsi al 30/35%, la sua maggior trasmissibilità.
Intanto però Draghi ha dato un altro segnale: mentre ieri uno degli azionisti della sua maggioranza di governo poneva il tema della riapertura dei ristoranti “in sicurezza” la sera e quello dei centri sportivi e delle palestre, il presidente del Consiglio faceva sapere di aver avuto un colloquio con Angela Merkel proprio sull’emergenza sanitaria.
L’ intenzione di seguire l’esempio tedesco sulle restrizioni, ovvero partire dall’autocritica della Cancelliera che qualche tempo fa ha spiegato di aver sbagliato a sottovalutare l’emergenza seguendo le tesi dei governatori dei laender, e che una maggiore durezza prima avrebbe fermato la recrudescenza dell’epidemia poi verificatasi.
Pericolo varianti e paura, ancora chiusure all’orizzonte
Non un lockdown totale, anche se la variante inglese dovesse davvero portare il contagio a raddoppiare velocemente e a crescere esponenzialmente.
La Stampa spiega che il nuovo Dpcm è atteso già per il week end.
In modo da onorare l’impegno a prendere provvedimenti per tempo preso con le Regioni.
E spiega che riguardo le chiusure di cinema, teatri, palestre, piscine, oltre che bar e ristoranti la sera, in scadenza il 5 marzo, l’orientamento di Draghi è l’esatto contrario dell’ansia da “liberazione” che promulgano Salvini e altri nel governo.
I primi contatti del Cts con gli uomini di Draghi a Palazzo Chigi sono serviti per mettere almeno su questo un punto fermo: con le varianti che minacciano una terza ondata, riaprire attività considerate dagli scienziati a più alto rischio sarebbe un suicidio.
E anche se la crescita dei contagi non è ancora iniziata “c’è sempre un periodo di latenza da considerare. Certe curve all’inizio sono piatte e poi improvvisamente vanno verso l’alto. Ci stiamo avviando verso la terza ondata.
Spetta ai prefetti monitorare il rispetto delle misure adottate.
E una stretta, o un lockdown, non è esclusa con il provvedimento del week end.
Il decreto del 22 febbraio. Si spera nelle riaperture a Pasqua
In attesa del testo del decreto 22 febbraio, dove sarà possibile capire in base a quali segnali della situazione epidemiologica.
Il governo si è mosso, ecco il comunicato di Palazzo Chigi:
Il Consiglio dei ministri, su proposta del Presidente Mario Draghi e del Ministro della salute Roberto Speranza, ha approvato un decreto-legge che introduce ulteriori disposizioni urgenti in materia di contenimento dell’emergenza epidemiologica da COVID-19.
In considerazione dell’evolversi della situazione epidemiologica, il decreto dispone la prosecuzione, fino al 27 marzo 2021, su tutto il territorio nazionale, del divieto di spostarsi tra diverse Regioni o Province autonome.
Salvi gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità o motivi di salute.
Resta comunque consentito il rientro alla propria residenza, domicilio o abitazione.
Fino al 27 marzo 2021, nelle zone rosse, non sono consentiti gli spostamenti verso abitazioni private abitate diverse dalla propria, salvo che siano dovuti a motivi di lavoro, necessità o salute.
Gli spostamenti verso abitazioni private abitate restano invece consentiti, tra le 5.00 e le 22.00, in zona gialla all’interno della stessa Regione e in zona arancione all’interno dello stesso Comune.
Il limite è di massimo di due persone, che possono portare con sé i figli minori di 14 anni e le persone conviventi disabili o non autosufficienti.
Nelle zone arancioni, per i Comuni con popolazione non superiore a 5.000 abitanti, sono consentiti gli spostamenti anche verso Comuni diversi, purché entro i 30 chilometri dai confini.
Le seconde case e il nuovo decreto Draghi
Precisando poi: “Dal 16 gennaio 2021, le disposizioni in vigore consentono di fare “rientro” alla propria residenza.
Tutto senza prevedere più alcuna limitazione rispetto alle cosiddette “seconde case”.
Pertanto, proprio perché si tratta di una possibilità limitata al “rientro”, è possibile raggiungere le seconde case, solo a coloro che possano comprovare di avere effettivamente avuto titolo per recarsi nello stesso immobile anteriormente all’entrata in vigore del Decreto-legge 14 gennaio 2021, n. 2.
Ipotesi sui vaccini
Intanto si pensa anche a come produrre i vaccini in maniera autonoma.
Il Sole 24 Ore spiega: ipotesi prevalente resta la produzione da parte di aziende terze con accordi commerciali con le multinazionali detentrici dei brevetti.
“Non ci sarebbe bisogno che lo Stato acquisti i diritti, da sempre nel mondo farmaceutico ci sono partnership di questo tipo”.
A dirlo il presidente di Farmindustria Massimo Scaccabarozzi, che è anche a.d. di Janssen italia (Johnson&Johnson) e che fino a qualche tempo fa non sembrava a favore dell’ipotesi di produrre in Italia.
Il problema sembrano essere soprattutto fattibilità tecnica e tempi, almeno 4-6 mesi.
“Stiamo cercando di capire se ci sono aziende in grado di supportare la produzione – spiega Scaccabarozzi – e soprattutto in quali fasi.
Il rischio è che la produzione arrivi a regime quando non ce ne sarà più bisogno.