INCUBO PIDOCCHI: scatta l’ALLARME. Ecco come difendersi

10 Febbraio 2019 - 14:03

INCUBO PIDOCCHI: scatta l’ALLARME. Ecco come difendersi

INCUBO PIDOCCHI: scatta l’ALLARME. Ecco come difendersi

Il bambino torna da scuola e inizia a grattarsi furiosamente, così scatta l’allarme pidocchi. «Ogni anno sono 1 milione e 200 mila in totale gli ‘under 18’ a fare i conti con i pidocchi, e queste settimane sono le peggiori, specie per chi ha bambini dai 3 ai 12 anni». Parola del pediatra Italo Farnentani, ordinario alla Libera università degli Studi di scienze umane e tecnologiche di Malta, che spiega all’Adnkronos Salute: «L’abbinamento tra il freddo delle ultime settimane, quello dei giorni della merla per intenderci, e ambienti chiusi e affollati ha favorito la diffusione di tutti gli agenti infettivi e anche di questi parassiti. La trasmissione dei pidocchi, poi, è agevolata dall’uso di sciarpe e cappelli, spesso appesi vicini fra loro o ammucchiati dai bambini».

Se il problema è irrilevante fra i piccolissimi con meno di un anno, dopo diventa democratico: «Ogni anno sono colpiti 100 mila bimbi di 1-2 anni, 400 mila di 3-6 anni, 500 mila di 7-12 anni e 200 mila a 13-18 anni», stima Farnetani. E l’infestazione, come ormai sanno bene molti genitori, può ripresentarsi a distanza di poche settimane. «Quando un bambino presenta periodicamente i pidocchi, non è perché la famiglia non è stata diligente o abbia scelto un prodotto sbagliato – dice il pediatra – ma è solo che in classe c’è qualcuno che presenta i pidocchi e non fa il trattamento».

Ma come evitare fastidiose infestazioni? «Considerando che le uova del pidocchio ci mettono otto giorni a svilupparsi, è sufficiente che voi controlliate, per esempio il sabato, la testa del bambino, soprattutto sulla parte della nuca – raccomanda – se non osservate niente, il bambino non deve fare alcun trattamento, mentre se vedete le lendini, che sono piccole uova color avorio saldamente attaccate alla base del capello, e che soffiando non vanno via, eseguite il trattamento al bambino con il consueto prodotto».

I pidocchi del capo «sono più frequenti nel bambino in età di scuola materna ed elementare, poi la frequenza diminuisce progressivamente. I genitori però devono periodicamente controllare i capelli ai figli, soprattutto nella zona della nuca e dietro le orecchie. Quello che si vede più facilmente in caso di presenza di pidocchi – ribadisce Farnetani – sono proprio le uova. È importante distinguerle dalla forfora che si deposita sul cuoio capelluto e soffiando vola via. Le lendini hanno una forma ovoidale di qualche millimetro e sono attaccate saldamente al capello a circa un centimetro dalla base; per asportarle bisogna esercitare una forte pressione con le dita o con un pettine».

Il famoso pettine fitto. Trovare nella testa di un bambino i pidocchi «non significa scarsa igiene o trascuratezza dei genitori, ma solo l’essere venuti in contatto con persone che avevano a loro volta i pidocchi. Anche nel caso in cui i pidocchi ritornano dopo un primo trattamento, non significa che la cura è stata inefficace – assicura il pediatra – ma solo che è stata incontrata nuovamente una persona con i pidocchi.

Oppure che nella classe non tutti hanno fatto il trattamento. Un ostacolo è legato anche al prezzo di questi prodotti, molto efficaci ma non certo a buon mercato», dice. La buona notizia, soprattutto per le bambine, è che «non è necessario tagliare i capelli. Basta fare un solo trattamento con i prodotti antiupediculosi e il bambino può tornare a scuola, come previsto dalle leggi sanitarie».