Incinta a 13 anni portata in comunità, ma il fidanzato 32enne la rivuole
Ha solo 13 anni, ma è già pronta a diventare mamma. Ricoverata in ospedale per controlli legati alla gravidanza è stata portata subito dai Servizi sociali in una struttura protetta. «Siamo Sinti e abbiamo delle regole diverse rispetto a voi – allarga le braccia il fidanzato 32enne – Nella nostra cultura rimanere incinta a quell’età è la normalità».
Intanto però i carabinieri sono stati informati della vicenda e sono in corso accurate verifiche. Succede a Cittadella, nell’Alta Padovana. La protagonista è un’adolescente che dovrebbe partorire un bambino il 16 novembre. La ragazzina fa parte di una famiglia di nomadi Sinti che si sposta tra il bassanese ed il cittadellese. Il caso è scoppiato dopo il ricovero della scorsa settimana all’ospedale della città murata per una serie di accertamenti clinici. Venerdì, però, le è stato imposto il trasferimento in una struttura protetta.
LE INDAGINI
Ora i carabinieri stanno posando la lente d’ingrandimento sulla relazione con il fidanzato e sul rapporto con i familiari. Nell’attesa di capire come andrà a finire, loro hanno deciso di rivolgersi ad un avvocato di Treviso. Ieri la mamma ha rilasciato a lui tutte le proprie dichiarazioni, invitandolo a fare il possibile per permetterle di riabbracciare la giovane figlia. «Per noi è un sequestro di persona. Nessuno di noi sa nulla – continua il fidanzato – Non sappiamo i motivi, perché hanno fatto questo e comunque dovevano avvisare almeno i genitori che avrebbero portato via la loro figlia. Quando siamo andati all’ospedale non l’abbiamo più trovata, ci hanno detto che era in un altro posto, una struttura protetta, e basta. Tutti noi piangiamo disperati e certamente anche per lei sarà così. Lontana da papà, mamma e da me. Io le voglio bene, non le ho mai fatto mancare nulla, sono una persona premurosa – ribadisce il trentaduenne – questo bambino lo abbiamo voluto, non c’è stata assolutamente nessuna costrizione. Lei non è abituata a stare chiusa dentro una stanza. Noi viviamo spostandoci, chissà cosa le staranno dicendo di noi».
Il gruppo di nomadi, un nucleo ristretto, si muove continuamente con i camper seguendo il corso del fiume Brenta, nei vari comuni a cavallo tra la provincia padovana e quella della Marca. Si sposta in vari Comuni confinanti e divisi dalle due province. «Temo – conclude il ragazzo – che qualcuno le possa far pensare che io e che i genitori non le vogliamo più bene, non vorrei le facessero il lavaggio del cervello perché temono che sia successo qualche cosa essendo giovane e incinta. Aspettiamo che vengano fatte tutte le verifiche, l’importante è salvaguardare la nuova vita che tra un mese verrà al mondo». È quello che pensano anche forze dell’ordine e Servizi Sociali, che prima di tutto vogliono fare luce su ogni dettaglio. (Leggo)