Giulio Tarro è un virologo di fama internazionale noto soprattutto per i suoi scontri recenti con Roberto Burioni: sul tema coronavirus, ad esempio, ritiene che il vaccino possa rivelarsi inutile.
Questo perché, secondo Tarro, “se il virus ha come sembra una variante cinese e una padana, sarà complicato averne uno che funziona in entrambi i casi”. Per il vaccino anti-influenzale, invece, questo problema non si pone. Contro Burioni, invece, aveva chiarito: “
Non voglio fare polemica, ma è curioso che ancora si ascolti chi a inizio febbraio diceva che il rischio di contrarre il virus fosse zero perché in Italia non circolava, quando invece era già in giro da tempo”.
“Ho isolato il vibrione del colera a Napoli – ha ricordato il virologo Giulio Tarro -, ho combattuto l’epidemia dell’Aids e ho sconfitto il male oscuro di Napoli, il virus respiratorio ‘sincinziale’ che provocava un’elevata mortalità nei bimbi da zero a due anni affetti da bronchiolite”.
Tarro è un primario in pensione: lavorava all’ospedale Cotugno di Napoli ed è stato in prima linea contro tante influenze. La sua esprerienza gli ha insegnato che “né per la prima Sars, né per la sindrome respiratoria del Medio Oriente sono stati preparati vaccini. Si è fatto, invece, ricorso agli anticorpi dei soggetti guariti”.
Per questo motivo, in controtendenza rispetto agli altri virologi, secondo Tarro il vaccino contro il coronavirus potrebbe rivelarsi inutile. Sul Covid-19, ha proseguito il virologo, c’è molta confusione: a suo parere, infatti, pur essendo “un virus un po’ particolare, fortunatamente non ha la stessa mortalità della Sars e neppure della Mers che uccideva un malato su tre”.
Il problema dell’Italia e della Lombardia, secondo Tarro, è stata la lentezza nel dichiarare lo stato di emergenza “e l’attivazione di misure ad hoc per fronteggiare l’emergenza”.
Infine, in attesa di un antivirale in grado di fronteggiare la malattia, il virologo esprime tre ipotesi sulla sua possibile scomparsa: “Potrebbe sparire completamente come la prima Sars; ricomparire come la Mers, ma in maniera regionalizzata o diventare stagionale come l’aviaria. Per questo serve una cura più che un vaccino. Il fatto che in Africa non attecchisca mi fa ben sperare in vista dell’estate”. Fonte: Notizie.it