Il sogno del piccolo Enrico dopo la leucemia: rivedere il suo idolo Mertens da bimbo normale
Enrico il suo idolo l’ha già incontrato poco meno di due anni fa, ma stavolta Dries Mertens lo vuole rivedere da “bimbo normale”. Ovviamente, lui un bambino normale lo è sempre stato, ma nell’ultimo biennio la sua infanzia è stata sconvolta da una malattia che lo ha costretto a vivere tra un reparto di ematologia e il lettino della sua stanza nella casa di Marano in provincia di Napoli. E dai cinque anni e mezzo in poi, un’età in cui si dovrebbe parlare solo di giochi e cartoni animati, gli argomenti di conversazione con i suoi coetanei, quelli conosciuti durante i vari ricoveri in ospedale, sono stati il livello di ematocrito e il numero di piastrine presenti nel sangue. Perciò Enrico in questo periodo si è sentito un bambino diverso e, anche se quella giornata trascorsa a Castel Volturno tra i calciatori del Napoli per lui fu un regalo importantissimo, ora vorrebbe riviverla con gli occhi del fanciullo. Adesso che la leucemia è sconfitta e lui è tornato a essere un “bimbo normale”, vorrebbe riabbracciare il suo idolo, Dries Mertens, e magari ringraziarlo per avergli donato un’emozione bella in periodo tanto brutto.
«Un periodo bruttissimo iniziato a giugno di due anni fa con un semplice dolore alla gamba – racconta Valentina, madre di Enrico e di Davide, il secondogenito –. All’ospedale inizialmente pensavano che il bambino avesse problemi alla pancia e lo curarono per quello, ma poi cominciò ad avere anche una strana febbre che saliva e scendeva». Gli esami clinici effettuati al Santobono continuavano a dare esiti negativi, ma il pediatra di famiglia insistette perché lo staff dell’ospedale eseguisse accertamenti più approfonditi: «Così fecero un prelievo del midollo e diagnosticarono la leucemia – spiega mamma Valentina –. E da lì è iniziato il vero calvario, perché Enrico, trasferito al Pausilipon, ha dovuto subire cure pesantissime fatte di cicli chemioterapici, cortisone, trasfusioni di sangue e antibiotici. E se da un lato questa terapia aggrediva le cellule maligne, dall’altro provocava altri danni nel fisico del bambino e c’era bisogno di somministrargli altre medicine per tamponare questi danni collaterali».
La terapia d’urto alla quale era sottoposto Enrico sembrava dare buoni risultati, ma nello stesso tempo il piccolo era provato nel fisico e nello spirito: «Sorrideva poco e non riusciva più a stare nemmeno in piedi, una cosa straziante da vivere per un genitore – confessa la donna –. Io e mio marito cercavamo di farlo vivere nel modo più sereno possibile, ma poi chiusi nella nostra stanza piangevamo». Per fortuna, superata la prima fase della cura, il piccolo inizia a riprendersi anche grazie alle cure della zia: «Mia sorella è una chinesiologa posturologa e ogni sera gli faceva fare ginnastica per riattivare i muscoli. E proprio a lei Enrico espresse il desiderio di conoscere Mertens».
Allora zia Annabella scrisse un appello sul gruppo Facebook “SOS Amici” per chiedere se ci fosse un utente che potesse metterla in contatto con il Calcio Napoli: «Partendo da quel post riuscimmo a organizzare la visita a Castel Volturno – racconta ancora Valentina –. Tutti i calciatori furono molto disponibili, in particolare Mertens fu molto affettuoso con Enrico: giocò con lui, lo abbracciò tante volte e si fecero molte foto insieme». Un’esperienza indimenticabile per il piccolo: «Mi piace pensare che la sua guarigione è iniziata da lì, ma sicuramente se è ancora con noi bisogna ringraziare i medici e gli infermieri del Pausilipon che lo hanno curato, senza dimenticare i volontari delle associazioni che sono presenti nelle corsie e si preoccupano di far giocare i bambini ricoverati nei vari reparti, facendogli passare qualche ora spensierata e dando un po’ di respiro a noi genitori, che altrimenti crolleremmo. Infine, vorrei sottolineare l’importanza delle donazioni di sangue e midollo, senza di cui quei piccoli sarebbero spacciati».
Invece Enrico la sua battaglia l’ha vinta e a distanza di due anni zia Annabella è tornata a scrivere sul gruppo “SOS Amici”: «Ci ha chiesto di incontrare di nuovo Mertens, ma stavolta da bimbo normale. E noi vorremmo accontentarlo», conclude Valentina. E per il coraggio che ha dimostrato nell’affrontare la malattia a viso aperto, è un premio che si è ampiamente meritato.
Fonte: ilmattino.it