IL SILENZIO DI NADIA TOFFA. L’ultimo post due settimane, ore di apprensione per i fan
Nadia Toffa non sta attraversando un periodo roseo. Da qualche mese, infatti, la giornalista bresciana si sta sottoponendo ad una cura molto più forte per cercare di sconfiggere definitivamente il cancro che si è ripresentato.
La conduttrice de Le Iene Show sta cercando in tutti i modi di reagire, infatti nelle foto che posta sui social si mostra sempre molto sorridente. Tuttavia i follower si sono accorti che i suoi occhi sono tristi e a quanto pare Nadia ha bisogno di molto riposo prima di poter ritornare alla guida del programma che l’ha resa popolare.
Nadia Toffa sembra essere sparita dai social network. Infatti il suo ultimo post risale a due settimane fa, precisamente l’11 giugno scorso. Dopo una recidiva della terribile malattia che l’ha colpita due anni fa, la iena è più provata a causa della cura, molto più grintosa, che dovrebbe debellare il tumore.
Ritornando alla sua attività su Instagram, la giornalista bresciana ha postato un filmato che mostra la battaglia di Don Maurizio, un parroco che lotta ormai da anni contro i veleni delle mafie legati ai rifiuti tossici. Quello della Toffa non è un appello, ma una vera e propria preghiera. In pratica la donna ha fatto una richiesta d’aiuto in modo che l’uomo di chiesa non rimanga da solo per combattere la malavita organizzata. Anche se è molto debole, Nadia ha un grande cuore e pensa sempre per il prossimo.
La giornalista bresciana continua la sua battaglia contro il cancro
Nadia Toffa alcuni giorni fa ha raggiunto un bellissimo traguardo: ovvero quello dei suoi primi 40 anni. La conduttrice de Le Iene Show tiene costantemente aggiornati i suoi numerosi follower sul suo stato di salute e sulle sue terapie ce sta facendo in questo periodo. La giornalista bresciana, infatti, ha dovuto saltare l’ultima puntata del programma di Italia 1 perché era molto debole a causa della cura.
“Ha preferito riposarsi, se dice che è stanca lo è davvero”, avevano detto settimane fa i suoi colleghi di lavoro.
Fonte: kontrokultura.it