IL PORTAVOCE DELLA CONFERENZA DEI GARANTI TERRITORIALI DELLE PERSONE PRIVATE DELLA LIBERTA’ SAMUELE CIAMBRIELLO: “DECRETO SICUREZZA CONFUSO IRRAZIONALE E CON SPROPROZIONI”

2 Giugno 2025 - 18:48

IL PORTAVOCE DELLA CONFERENZA DEI GARANTI TERRITORIALI DELLE PERSONE PRIVATE DELLA LIBERTA’ SAMUELE CIAMBRIELLO: “DECRETO SICUREZZA CONFUSO IRRAZIONALE E CON SPROPROZIONI”

“Decreto sicurezza: confuso, irrazionale e con sproporzioni. Misure incostituzionali, un provvedimento illogico di misure repressive”, così il Portavoce della Conferenza dei garanti territoriali delle persone private della libertà e Garante campano dei detenuti Samuele Ciambriello commenta le nuove norme approvate dalla Camera e ora al vaglio del Senato del cosiddetto “decreto sicurezza”.

La Camera ha approvato il ddl di conversione del decreto recante disposizioni urgenti in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell’usura e di ordinamento penitenziario.

Il Portavoce entra nel merito, spiegando che: “_Le criticità del “decreto sicurezza” denunciate dalla Conferenza dei Garanti territoriali delle persone private della libertà riguardano l’inutile introduzione di nuove ipotesi di reato, i molteplici sproporzionati e ingiustificati aumenti di pena, l’introduzione di aggravanti prive di alcun fondamento razionale, la sostanziale criminalizzazione della marginalità, il dissenso e l’introduzione di nuove ostatività per l’applicazione di misure alternative alla detenzione.

Suscita particolare preoccupazione l’abrogazione dei commi 1 e 2 dell’art. 146 del codice penale che, rendendo solo eventuale il differimento di pena, va a colpire le donne incinte e le madri di prole di età inferiore a un anno. Non è forse superfluo ricordare che il differimento obbligatorio della pena in capo alle donne incinte e alle madri di neonati era stata introdotta dal codice penale del 1930 con il chiaro intento di tutelare la maternità, il nascituro, l’infante e al contempo la sua relazione con la madre.

Su un piano diverso suscita altrettante preoccupazioni l’introduzione di una nuova fattispecie (art. 415-bis c.p.) di “rivolta in carcere” punita con pena da 2 a 8 anni se consistente nella promozione, organizzazione o direzione di una rivolta, e con pena da 1 a 5 anni se consistente nella mera partecipazione. In particolare, preoccupa la previsione che il reato possa essere contestato a un sodalizio di sole tre persone, anche mediante atti di resistenza passiva, e dunque nonviolenta. Analoghe previsioni riguardano le rivolte organizzate nei centri di trattenimento e accoglienza per migranti”.

Il Portavoce della Conferenza Samuele Ciambriello così conclude la sua dichiarazione: “I giuristi ritengono stravolto l’impianto del decreto sicurezza da 14 nuovi reati e 9 aggravanti, un’implicita nuova scala di valori, persino aritmetiche: agli agenti indagati 10.000 euro per le spese legali in ogni fase del processo fino a un massimo di 50.000 euro, a fronte di 500 euro di rimborso per l’avvocato che in Albania difende gli stranieri trattenuti nei CPR”.