E’ una notizia seguitissima negli ultimi giorni e nelle ultime ore, il caso del bambino italo-israeliano, unico sopravvissuto alla tragedia del Mottarone in cui hanno perso la vista la sua mamma ed il suo papà.
Dopo il crollo della funivia, il piccolo Eitan era affidato alle cure della zia paterna, seguito da un equipe di psicologi per assicurargli la serenità ed il recupero del trauma.
Pochi giorni fa, la notizia clamorosa: il nonno materno che doveva visitarlo per poche ore lo ha riportato in Israele sottraendolo alle cure della zia cui era affidato. Con la scusa di condurlo fuori per una passeggiata dalla quale avrebbe dovuto far rientro alle 18, non ha fatto più rientro. Il nonno Shmulik Peleg ha condotto il nipote in Svizzera in auto dove poi avrebbe preso un aereo privato che lo ha ricondotto in Israele.
La procura di Pavia ha aperto un fascicolo per sequestro di persona aggravato dalla minore età della vittima.
Ne parliamo con l’avv. Rosa Di Caprio, esperta in diritto di famiglia: ” Ritengo – afferma- ci siano certamente dei profili di sottrazione internazionale del minore. Il piccolo è stato condotto all’estero contro la volontà di chi, in quel momento, esercitava la responsabilità genitoriale, cioè la zia paterna. Quest’ultima si starà certamente attivando, e me lo auguro caldamente, per proporre un’azione ai sensi della convenzione dell’Aia del 1980 per disporre il rientro del minore. E’ necessario che sia proposta velocemente poichè il ritardo potrebbe renderla inutile.”
Ma come va proposta questa azione? “Va proposta con l’intervento del Dipartimento per la giustizia minorile che dovrà contattare quella straniera per disporre il rientro. Oppure può proporsi una azione giudiziaria innanzi al tribunale straniero per ottenere un provvedimento di rientro. Dalle notizie che emergono dai giornali, sembra che la zia paterna abbia la responsabilità genitoriale sul minore che le è stato affidato pertanto ha piena legittimità per agire per ottenere il rientro di Eitan in Italia con un ordine del Tribunale israeliano.
POtrebbe accadere un rifiuto al rientro da parte dell’autorità Israeliana, l’avvocato matrimonialista Rosa Di Caprio chiarisce: “Purtroppo non possiamo esserne certi. Il principale ostacolo è dovuto alla mancata sottoscrizione di Israele della COnvenzione ell’Ajia del 1996. Ciò non garantisce il riconoscimento automatico delle decisioni assunte dal Tribunale italiano sul minore, quindi, l’autorità giudiziaria israeliana potrebbe non riconoscere i poteri della zia paterna, o non riconoscere l’Italia come paese abituale del minore. Entro 6 settimane dovrebbe concludersi il procedimento, sperando che la scelta sia la migliore per il piccolo Eitan già fortemente provato.
Ed è proprio di queste ore la notizia che la zia paterna ha presentato al tribunale di Tel Aviv istanza di rientro di Eitan in Italia