Entrato al pronto soccorso, dell’ospedale Sant’Elia di Caltanissetta, il 27 dicembre lamentando dolori addominali, è morto dopo 26 ore di attesa.
A Mirko Mattina, 26 anni,
era stato assegnato un codice verde, perché la sua patologia era stata giudicata non grave dai sanitari.
Ora, però, suo padre Vincenzo , agente di polizia penitenziaria , vuole che venga fatta piena luce su una vicenda che ha visto un ragazzo perdere la vita per una patologia che, probabilmente, avrebbe potuto essere curata meglio e più rapidamente.
Mirko, infatti, ha iniziato ad accusare dolori addominali la notte del 26 dicembre.
“In pronto soccorso , racconta il padre lo hanno accettato in codice verde e il tampone per il Covid era negativo.
In seguito è stata disposta una Tac, alla quale io stesso ho assistito perché sono andato con lui, ed è risultata una pancreatite.
Poi, visto che al momento non è possibile rimanere in pronto soccorso con i propri familiari, sono tornato a casa”.
Alcune ore dopo Mirko, tramite messaggio, avverte il padre che era stato fatto un secondo tampone, questa volta risultato positivo, e che quindi sarebbe stato trasferito al pronto soccorso infettivologico.
“Da lì ho contattato il medico che mi ha riferito che da una seconda Tac, effettuata con mezzo di contrasto, risultava una pancreatite priva di complicazioni.
Alle 14.02 ,del 26 mio figlio mi ha inviato un messaggio whatsapp scrivendomi testuali parole.
‘Una vergogna, un solo infermiere per 6 pazienti, chiedo aiuto dalle 12 stavolta non ce la faccio'”.
Da quel momento in poi le condizioni del giovane si sono aggravate e alle 3 di notte è morto.
“Secondo quanto mi è stato riferito, risultava una grossa quantità di trigliceridi nel sangue che avevano ostruito le arterie”.
Ora Vincenzo, papà di Mirko, chiede che vengano accertate eventuali responsabilità.
“Chiedo di sapere se sono stati rispettati i protocolli e perché quando mio figlio chiedeva aiuto nessuno lo ha aiutato come indicato nel messaggio che ho allegato alla denuncia.
Oltre a ciò, chiedo anche come mai, accortisi di questa problematica del grasso nel sangue, non è stata effettuata tempestivamente una dialisi per eliminare il problema.
Voglio sapere se c’è stata imperizia medica o negligenza da parte del personale medico che si è occupato delle cure di mio figlio”.
