“Il Coronavirus potrebbe infettare il sistema nervoso”. L’allarme dei neurologi sul Covid-19
Il coronavirus Sars-CoV-2 potrebbe infettare il sistema nervoso. Ad esplorare questo aspetto è Vincenzo Silani, ordinario di Neurologia e direttore della Scuola di specializzazione in Neurologia dell’università degli Studi di Milano e direttore dell’Unità operativa di neurologia e Stroke Unit dell’Istituto Auxologico di Milano.
Lo specialista è fra i sette super esperti che firmano un documento della Società italiana di neurologia (Sin) al riguardo. «Vi sono alcuni dati che suggeriscono che anche il nuovo coronavirus raggiunga il sistema nervoso centrale», viene spiegato nel testo.
La via d’accesso ritenuta più probabile? Il naso. In generale i virus a Rna, famiglia a cui appartiene anche il patogeno responsabile dell’attuale pandemia, sono in grado di infettare organi e sistemi ulteriori a quello respiratorio, come ad esempio il sistema nervoso.
Silani spiega in che modo il coronavirus può colpire il sistema nervoso e quali sintomi neurologici potrebbero presentarsi in pazienti affetti da Covid-19. «Studi relativi all’infezione da coronavirus suggeriscono che possa esserci un interessamento neurologico, e che il virus possa colpire il sistema nervoso centrale e periferico nonché il muscolo».
Ed è proprio quel sintomo ormai noto perché riportato da moltissimi pazienti, cioè la perdita o la riduzione della capacità olfattiva, che suggerisce agli specialisti «che il coronavirus possa, attraverso il naso, raggiungere e infettare il sistema nervoso centrale in regioni critiche della regolazione del sistema autonomo, oltre che quello respiratorio».
Alcuni dei pazienti positivi a Covid-19 riportano anche «sintomi neurologici quali: ridotta capacità di percepire i sapori; percezione limitata o assente degli odori; neuralgia o ipoestesie» cioè dolori e riduzione di sensibilità, «cefalea; vertigini», e la lista prosegue comprendendo anche disturbi neurologici più severi.
«Si tratta di sintomi in un primo momento ritenuti secondari rispetto a quelli più ‘urgentI’ relativi alle vie respiratorie, ma che oggi ricevono considerazione sempre maggiore», spiega Silani.
I neurologi, aggiunge l’esperto, sono preparati alla gestione dei pazienti affetti da malattie infettive. «Circa il 10% dei pazienti ospedalizzati per coronavirus necessita di assistenza in reparti di terapia intensiva e questo tipo di ospedalizzazione comporta anche un attento monitoraggio neurologico, per verificare l’eventuale insorgenza di problematiche neurologiche e di eventuali complicanze a distanza, post infettive».
Il ruolo del neurologo è anche quello di «collaborare attivamente con gli infettivologi nell’eventuale scelta delle terapie, tenendo conto delle possibili e importanti interazioni farmacologiche, come quelle tra anti-virali e antiepilettici o anticoagulanti orali».
Fonte: Leggo.it