I medici, che nei mesi di lockdown ribattezzati “angeli” ed “eroi”; rischiano, in questa lunga fase di convivenza con il virus; di non vedersi riconoscere l’immane sforzo compiuto durante le fasi più critiche dell’emergenza sanitaria.
Le risorse per il settore Sanità sono state effettivamente previste dallo Stato nel decreto Rilancio; e la somma è complessivamente rispondente alle aspettative secondo l’associazione medici dirigenti Anaao Assomed;
si parla di iniziali 250 milioni previsti del Cura Italia; che dovevano servire innanzi tutto a coprire l’enorme mole di lavoro straordinario durante la fase emergenziale; a questi si sono aggiunti 190 milioni nel decreto Rilancio, come incentivi per medici, infermieri e personale sanitario, in tutto 700mila lavoratori in Italia.
Gli importi economici finanziati dal governo nel decreto, con la possibilità per le Regioni di incrementarli ulteriormente; stanziati sotto forma di contributi a pioggia; con un meccanismo premiale che di fatto non distingue tra chi durante la pandemia ha effettivamente lavorato in prima linea.
E questo, dopo 28mila contagi sul lavoro, di cui l’85% opera nella sanità (dati dell’Inail) e oltre 200 morti tra medici e infermieri, appare come una misura miope, che non riconosce i disagi e il servizio reso da una categoria, impegnata a contrastare questa crisi con mezzi spesso scarsi o inadeguati.
Gli emendamenti al dl Rilancio presentati da Anaao Assomed
I sindacati Cgil, Csl e Uil hanno chiesto una destinazione più larga delle risorse stanziate, allargando il ‘premio’ di 1000 euro anche ad altre figure, come gli amministrativi, ma che hanno comunque partecipato al contrasto dell’epidemia.
Anaao Assomed ha presentato quindi alcune proposte di emendamento al decreto Rilancio per correggere quello che considerano un vulnus del decreto.
“Il problema è che queste risorse non sono state stanziate facendo una differenziazione tra dirigenza medica e comparto, cioè infermieri, tecnici e amministrativi. Il metodo scelto è stato sostanzialmente quello di una suddivisione pro capite dell’intera somma, come conseguenza di questa estensione, richiesta dai sindacati, delle risorse previste.
Noi chiediamo di destinare le risorse prima di tutto al pagamento del lavoro straordinario, e poi di creare ‘un’indennità di disagio’, proporzionata però all’intensità dello stesso. Basti pensare a tutti i reparti di prima linea, come pronto soccorso, terapie intensive, malattie intensive, pneumologia, in cui il personale sanitario, ha lavorato per giorni indossando i dispositivi di protezione individuale, camici, guanti, visiere, mascherine, con tutte le difficoltà connesse. Fonte: Fanpage.