I docenti “bocciano” l’aumento salariale: ecco le reali motivazioni

6 Novembre 2023 - 18:41

I docenti “bocciano” l’aumento salariale: ecco le reali motivazioni

Sappiamo che le retribuzioni dei docenti italiani sono inferiori alla media. Questo è sicuramente un dato di fatto incontrastabile. Non basterà perciò l’aumento di 200€, che scatterà nel 2024, che il governo ha approvato, per sistemare la situazione.

Questo adeguamento infatti non sembra accontentare gli insegnanti del nostro paese. Ciò non tanto per la misura in sé, che essendo un aumento non può che far piacere, ma più che altro perché ritenuto comunque non sufficiente dai docenti. Soprattutto poiché non regge ancora il confronto, a detta loro, con la media europea.

Ma siamo davvero sicuri che la media retributiva annua per i docenti sia così inferiore a quella europea? Guardando varie statistiche ci si accorge che lo stipendio degli insegnanti italiani sono abbastanza in linea con quelli dei colleghi europei. L’Italia infatti si aggira sui 24mila euro lordi annui. Al cospetto di una media europea che raggiunge i 25mila. C’è da aggiungere però che vi sono alcuni paesi in cui la media è ben al di sotto della nostra. In Grecia non si va oltre i 13mila euro, in Portogallo è sotto i 24. Bassissime le retribuzioni dei docenti albanesi, serbi e polacchi.

Gli stipendi dei nostri professori sono, inoltre, in linea con il PIL pro capite. Sicuramente ci sono paesi che fanno meglio di noi, ma, di contro, vi sono altri che fanno peggio. Le grandi economie della Svezia e della Norvegia sono tra questi, non mantengono gli stipendi dei docenti in linea con il PIL. Questo ovviamente non significa che le retribuzioni italiane in questo settore siano alte, ma appunto, c’è sicuramente di peggio. Lo confermano le recenti proteste in Ungheria o in Inghilterra.

Probabilmente la motivazione della delusione dei nostri insegnanti è principalmente legata agli scatti di carriera. Troppo immobilismo, questa è probabilmente la ragione del malcontento generale. Il nostro paese infatti è tra quelli in cui se avviene uno scatto di carriera, questo è poco appagante e troppo lento. Le variabili di questa problematica sono due: i lunghi tempi che ci vogliono per arrivare alla massima retribuzione e l’aumento che ci si può aspettare, che ad esempio dopo 10 anni di carriera è del 10%.
Ma anche in questo caso siamo non siamo soli. In Francia la situazione non è assai diversa. In Spagna è perfino peggio.

Concludendo, ciò che più delude i nostri insegnanti è verosimilmente il potere d’acquisto della moneta, molto diminuito dall’inflazione. L’Italia infatti è fra i Paesi che più hanno sofferto l’inflazione dal 2014/2015.  Fonte:Tgcom24

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