Hiv, contagi in aumento soprattutto tra i minorenni: arriva il test obbligatorio dai 13 anni
Sesso, ragazzi under 18 e test Hiv. Tre elementi diversi tra loro che quando si incrociano generano una situazione assai delicata. Perché i minorenni hanno rapporti sessuali spesso non protetti ma non hanno nessuna voglia di parlarne. Una pericolosa abitudine che aumenta il rischio di contrarre malattie a trasmissione sessuale, come quella causata dal virus Hiv, e i ragazzi che hanno il sospetto di essere venuti a contatto con il virus non sanno come affrontare il problema. In una situazione del genere il primo passo dovrebbe essere sottoporsi al test.
Facile? No, perché la legge attualmente vieta ai minori di fare l’esame senza il consenso di chi esercita la potestà o l’autorizzazione del giudice tutelare. In altre parole, un minorenne ha bisogno dell’approvazione di entrambi i genitori, che devono essere coinvolti fin dall’inizio. Certo, in alcuni casi particolari il personale sanitario potrebbe chiedere un’autorizzazione al giudice, se ritiene che il test sia necessario ma l’adolescente non intende mettere al corrente i genitori. Questo scenario potrebbe cambiare.
Il Ministero della Salute ha in cantiere un disegno di legge che conceda ai minorenni libero accesso al test e ha già ottenuto una prima risposta positiva dell’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza a tre condizioni.
La prima: il test dev’essere eseguito in un ambiente protetto e dedicato nell’ambito del Servizio sanitario nazionale. La seconda: in caso di risultato positivo è obbligatorio coinvolgere i genitori (o il tutore) per garantire al ragazzo il necessario supporto affettivo. Ultima condizione: rafforzare il ruolo della prevenzione e dell’educazione all’affettività. E il luogo più indicato per diffondere le campagne educative dovrebbe essere la scuola, come suggerisce la Consulta dei ragazzi dell’Autorità garante. Questa riforma, indirizzata agli adolescenti, ha l’obiettivo di fronteggiare l’aumento dei contagi da Hiv nella fascia d’età successiva, quella tra i 25 e i 29 anni.
Sesso già a 13-14 anni
«Uno dei maggiori problemi è la diagnosi tardiva, alla quale si arriva anche perché non esiste una cultura del test – dice Andrea Gori, direttore del reparto malattie infettive del Policlinico di Milano -. Se facciamo capire l’importanza di “arrivare prima”, il giovane imparerà a prevenire. Un ragazzo che si senta libero di sottoporsi al test, senza stigma né limitazioni, sarà un maggiorenne più responsabile».
In attesa della revisione normativa restano aperti altri interrogativi. «L’età del primo rapporto sessuale è scesa a 13-14 anni» riflette Massimo Cernuschi, infettivologo e presidente Asa onlus (Associazione di solidarietà ai malati di Aids). «A chi sarà opportuno estendere il libero accesso al test? Soltanto ai “grandi minori” di 16-18 anni?».
Come si cercano gli anticorpi
Il test per individuare l’Hiv è consigliato per ogni persona sessualmente attiva. Ne esistono di diversi tipi.
In ospedale: si esegue attraverso un prelievo di sangue e serve a cercare anticorpi specifici contro il virus. Fondamentale ricordare che esiste il «periodo finestra»: dal momento in cui scatta il contagio a quello in cui compaiono gli anticorpi anti-Hiv passa del tempo. In questo periodo (circa 40 giorni) è possibile trasmettere il virus anche se il test è negativo. Per questo è importante ripetere il test dopo 40 giorni dal comportamento a rischio (Combotest) o a 3 mesi (test Elisa).
Risultato rapido: i test «rapidi», offerti per esempio, da Associazioni di pazienti o in ospedale sono eseguiti da un medico su un campione di saliva o su una goccia di sangue e danno il risultato in 20 minuti. Se è positivo è opportuno fare un test di conferma con prelievo di sangue. Possono dare falsi negativi, per questo è necessario ripetere il test a distanza di qualche tempo.
Autotest: è un test rapido su sangue capillare che si può acquistare in farmaci e si effettua a domicilio. Il risultato è disponibile in 15 minuti, meglio ripeterlo a 3 mesi dal comportamento a rischio.