“Da una semplicistica valutazione matematica si può in via empirica affermare che ogni paziente ricoverato” nell’ospedale; covid realizzato alla Fiera di Milano “sia costato la modica cifra di 840mila euro” per ogni singolo degente.
È quanto si legge nell’esposto presentato da Adl Cobas Lombardia alla Procura di Milano per chiedere; di fare accertamenti e valutare eventuali profili di responsabilità; in merito alla costruzione di quella che il il consulente di Regione Lombardia, Guido Bertolaso, ha ribattezzato “l’astronave”.
Una struttura all’avanguardia costata 21 milioni di euro che finora ha ospitato circa 25 pazienti e che presto potrebbe essere chiuso; secondo quanto riferito a Fanpage.it; dal professor Antonio Pesenti, primario di Anestesia e rianimazione del Policlinico di Milano e responsabile dell’Unità di crisi della Regione Lombardia per le terapie intensive
Esposto in Procura su ospedale in Fiera Milano: È costato 840mila euro a paziente
Il portavoce dell’associazione sindacale Riccardo Germani ha presentano un esposto alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano per segnalare che l’opera, si legge in una nota;
“‘presenta delle criticità già dal giorno successivo alla decisione di pubblicizzazione da parte di Regione Lombardia della Fondazione Fiera Milano per la lotta al Coronavirus”.
Dubbi sono stati manifestati anche sulle “cospicue donazioni arrivate da parte dei privati”. L’esposto, depositato tramite l’avvocato Vincenzo Barbarisi, legale di Adl Cobas Lombardia; denuncia l’esistenza di “fronti di criticità con profili di possibile interesse della magistratura, anche penale; che meritano di essere approfonditi da parte dei soggetti competenti, attesa la rilevanza degli interessi anche pubblici tutelati”.
Adl Cobas: Spreco enorme di risorse
“Un’operazione prettamente di propaganda – sostiene Germani – l’adattamento della Fiera di Milano City ad ospedale, di fatto rilevatosi uno spreco enorme di risorse quando, proprio nel momento di maggiore criticità, tali fondi sarebbero potuti essere impiegati diversamente.
Un esempio? Facendo tamponi ai medici e a tutto il personale sanitario, ai pazienti e ai lavoratori delle Rsa, investendo in strutture per la quarantena dei pazienti positivi; ma non guariti con lo scopo di evitare focolai domestici e nelle Rsa, inoltre si potevano creare squadre di medici e sanitari per intervenire ai primi sintomi a domicilio evitando l’ospedalizzazione e la saturazione degli ospedali”.