Governo Draghi, fiducia a metà per il M5S. Salvini: nuovo governo tecnico?

11 Luglio 2022 - 18:00

Governo Draghi, fiducia a metà per il M5S. Salvini: nuovo governo tecnico?

Il presidente del Consiglio Mario Draghi è pronto a salire al Colle se il Movimento 5 Stelle non voterà il Dl Aiuti in Senato. Dopo la fiducia alla Camera infatti a Palazzo Madama il M5s è combattuto: l’idea del partito di Conte è di lasciare l’aula al momento del voto, ma proprio per questo Draghi ha già pronto un piano B che prevede la visita a Mattarella prima e la verifica di governo poi.

Salvini: “La Lega vincerà”

Per un Draghi bis senza M5s? Il premier lo ha escluso in più occasioni. Ma intanto anche Matteo Salvini è in agitazione. E alla Festa della Lega di Adro lancia il suo j’accuse: «Mancano solo 240 giorni al voto che vedrà il centrodestra e la Lega vincere. Proveranno a fermarci in tutti i modi: con una nuova legge elettorale, tentando di rinviare le elezioni, lavorando per un nuovo governo tecnico. Ma ce la faremo. E fra le prime cose che faremo ci sarà la riforma della giustizia».

Fiducia a metà per Draghi

Alla Camera sì, al Senato un no mascherato dall’uscita dall’Aula. L’incidente del Senato potrebbe costituire il casus belli. Draghi, che ha in programma di incontrare le parti sociali per il nuovo decreto con il taglio delle accise e del cuneo fiscale, attende le mosse di Conte ed è pronto a cercare un compromesso sulle istanze grilline. Il reddito di cittadinanza come primo obiettivo, il salario minimo come secondo. Ma i tempi sono troppo stretti per fornire una soluzione rapida. Si fa sempre più probabile per il premier la possibilità di aprire la strada del Quirinale. E dopo? Dopo, sospettano i leghisti, potrebbe arrivare un nuovo governo tecnico.

Il non-voto del M5S

E da Palazzo Chigi trapela che Draghi sia più che disponibile a risentire il suo predecessore (mentre per ora non è in agenda un nuovo faccia a faccia). Il non-voto del Movimento, che pure non metterebbe a rischio la tenuta del governo, sarebbe comunque un segnale politico serio. Giustificato, certo, dalla prospettiva di Conte, dall’impossibilità di scindere a Palazzo Madama il voto di fiducia dal voto sul merito del decreto Aiuti, che ha dentro il contestato inceneritore di Roma, come permette invece il regolamento Montecitorio.

Non esiste un “bis”, formula che ipotizzava ieri anche Matteo Salvini, senza i grillini. Di più: la condizione di esistenza di questo governo è un sostegno convinto del pentastellati a un’agenda che è impegnativa e fittissima, a partire dal tavolo sui salari di questa settimana. È, nella logica del premier, una mano tesa a Conte e alle istanze di cui si è fatto carico, non un avvertimento. Ma è un ragionamento che esclude ipotesi di sostegno a intermittenza

Le aspettative dei grillini

Difficile un decreto ad hoc sul Superbonus, come veniva ipotizzato fino a venerdì nel quartier generale di Campo Marzio. Il governo sta lavorando sul tema, ma i tempi sono troppo stretti. Ecco perché nell’inner circle contiano ieri spiegavano che in fondo andrebbe bene anche una conferenza stampa. Con un paio di aperture di Draghi a difesa del reddito di cittadinanza (su cui ieri sono tornati, via social, sia Grillo sia Conte) e sui salari, dopo il vertice di domani con i sindacati.