Geolier e Van De Sfroos, due dialetti ma trattamenti diversi: perché?

10 Febbraio 2024 - 17:19

Geolier e Van De Sfroos, due dialetti ma trattamenti diversi: perché?

Il Festival di Sanremo è da sempre una vetrina per la musica italiana, ma anche per le sue diverse espressioni linguistiche. Tra i cantanti che hanno portato il loro dialetto sul palco dell’Ariston, due casi emblematici sono quelli di Geolier e Davide Van De Sfroos. Entrambi sono stati protagonisti di edizioni recenti della kermesse. Tuttavia, i due artisti hanno ricevuto reazioni molto diverse dal pubblico e dalla critica. Ciò evidenzia le contraddizioni e i pregiudizi che ancora circondano il tema della diversità linguistica in Italia.

Geolier, rapper napoletano, ha partecipato a Sanremo 2024 con il brano “I p’ me, tu p’ te”. Esso è interamente scritto in napoletano “di strada”, come lui stesso lo definisce. La sua canzone, che mescola trap e melodia, ha ottenuto un grande successo di vendite e streaming. Ma anche molte critiche da parte di chi ha accusato il cantante di aver “straziato” il napoletano tradizionale, di aver rubato la vittoria nella serata delle cover e di aver rappresentato una musica “volgare” e “incomprensibile”. Geolier è stato anche fischiato dal pubblico dell’Ariston, che ha manifestato il suo dissenso verso il genere musicale e il dialetto del rapper.

Davide Van De Sfroos, cantautore lombardo, ha partecipato a Sanremo 2011 con il brano “Yanez”, ispirato al personaggio di Sandokan e cantato in dialetto laghée, tipico del lago di Como. La sua canzone, che unisce folk e rock, ha riscosso un buon consenso sia dal pubblico che dalla critica, che ha apprezzato la sua originalità e la sua capacità di raccontare storie. Van De Sfroos si è classificato al quarto posto nella classifica finale, ricevendo anche il premio della critica “Mia Martini”. Il cantautore ha portato il suo dialetto a Sanremo con orgoglio e senza complessi, affermando che era un modo per valorizzare la sua cultura e la sua identità.

Cosa spiega questa differenza di trattamento tra due artisti che hanno in comune la scelta di usare il loro dialetto a Sanremo? Probabilmente, entrano in gioco diversi fattori, tra cui il genere musicale, il contesto sociale e il rapporto tra il centro e la periferia. Il rap di Geolier, infatti, è un genere spesso osteggiato e stigmatizzato, soprattutto quando viene espresso in un dialetto che non appartiene alla tradizione musicale italiana. Il napoletano, inoltre, è una lingua che ha una lunga storia e una forte identità, ma che è anche oggetto di discriminazione e stereotipi. Il laghée di Van De Sfroos, invece, è un dialetto meno conosciuto e meno politicizzato, che non suscita le stesse reazioni emotive e ideologiche. Il folk di Van De Sfroos, poi, è un genere più accettato e apprezzato, soprattutto quando viene proposto con una vena narrativa e poetica.

In conclusione, Geolier e Van De Sfroos sono due esempi di come il dialetto possa essere una risorsa o un ostacolo a Sanremo. Ciò a seconda di come viene percepito e valutato dal pubblico e dalla critica. Entrambi, però, hanno dimostrato il loro coraggio e la loro creatività, portando una ventata di novità e di diversità sul palco dell’Ariston. C’è sicuramente un velo di ipocrisia dietro questi due diversi trattamenti che merita attenzione.

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