Fase 2, il commissario Arcuri avverte tutti: “Il Coronavirus potrà riacutizzarsi”
“Il virus può tornare e il Paese si sta preparando per questa evenienza”. Lo ha affermato il commissario all’emergenza Domenico Arcuri. “Sono realista”, precisa Arcuri, “da qualche parte il virus potrà riacutizzarsi”.
«Per me la partita è chiusa, vinta. Ne sono orgoglioso. Malgrado i liberisti da divano, oggi abbiamo un’industria nazionale delle mascherine con ordini che già raggiungono un miliardo e mezzo di pezzi. E a settembre avremo solo mascherine italiane: 140 aziende si stanno riconvertendo, noi stiamo realizzando 51 macchine di proprietà pubblica, di cui 8 saranno messe nelle carceri, le prime due martedì (oggi, ndr)», “quattro a Bollate, due a Salerno e due a Rebibbia».
Lo fa sapere il commissario per l’emergenza Covid, Domenico Arcuri, in una intervista al Fatto quotidiano, in cui spiega come l’Italia si prepara a un eventuale ritorno del virus.
Prima Arcuri riannoda il filo, spiegando che in Italia non aveva trovato «nulla», «in Italia non si producevano dispositivi di protezione e c’era una sola piccola impresa di respiratori, in Emilia-Romagna. Le mascherine si facevano in Cina e c’era un mercato governato da affaristi e potenti intermediari, con scene da Miseria e nobiltà. Totò cerca mascherine. Un giorno dovevamo muovere un aereo di Stato per la Bulgaria, per un cargo di mascherine. Non c’erano le mascherine, né il cargo».
«È una regola che ho imposto io – afferma quindi sul fatto che l’Italia non paga anticipatamente -. In un’altra occasione, l’emissario di un Paese ha soffiato ai nostri buyer un carico già sottoscritto con un contratto. L’ha fatto con una valigetta piena di soldi. Fino ad arrivare al prezzo di Stato: 0,50 euro. Sono per difendere sempre le libertà del mercato, ma non quella di arricchirsi calpestando il diritto alla salute».
«Nella Fase 2 – avverte quindi – tutto passa dalla responsabilità dei singoli, dei giovani innanzitutto», «sono realista – aggiunge -, da qualche parte il virus potrà riacutizzarsi».
«Tutti i Paesi erano disarmati e impreparati – osserva anche -. A me è toccato cercare dispositivi e attrezzature. In teoria un compito semplice ed elementare» ma “il nostro è uno Stato federalista, c’era bisogno di una risposta nazionale come questa struttura». «Conte – aggiunge -? Ho solo preteso che il mio lavoro fosse a titolo gratuito».
Fonte: tgcom24 e laprovinciacr.it