«Fai schifo, ma perché non muori?» Orrore in casa di cura: botte e minacce alle nonnine
«Fai schifo», «ma quando muori?». «Adesso qui ci vorrebbe un’insulina fatta bene…». Insulti, minacce. E poi botte, schiaffi e spintoni su sei ospiti della casa di riposo della Fondazione Scola di via Cavour a Besana Brianza, in provincia di Monza. Violenze e maltrattamenti con cui cinque dipendenti della struttura – quattro donne e un uomo, tutti italiani, ora sospesi dal servizio e denunciati per maltrattamenti e percosse continuati e aggravati – hanno infierito su pazienti tra gli 81 e i 99 anni, alcune anche affette da difficoltà motorie e disabilità.
Un orrore che, secondo quanto documentato dai carabinieri, andava avanti almeno da dicembre dell’anno scorso. Sono state le intercettazioni ambientali e i filmati delle telecamere nascoste dagli investigatori a confermare i sospetti avanzati dalla direzione della casa di riposo. Erano stati proprio i componenti del Cda della Fondazione ad avvertire i carabinieri a fine 2018, dopo aver ricevuto le segnalazioni di alcune assistenti socio-sanitarie circa il trattamento riservato dai cinque operatori alle pazienti più fragili.
Violenze fisiche e psicologiche. E spesso gli addetti finiti nei guai, per puro «divertimento» non rinunciava a fare dispetti alle vittime, svegliandole nel cuore della notte e lanciando loro acqua sul viso. Alcune pazienti avevano anche lividi sul corpo. Tutte le sei ospiti prese di mira erano terrorizzate alla vista dei loro cinque aguzzini, e non avevano nemmeno la forza e il coraggio di lamentarsi né di ribellarsi. Hanno subìto fino a quando i carabinieri – coordinati dal pm della Procura di Monza, Cinzia Citterio – non hanno raccolto elementi sufficienti per intervenire e porre fine alle torture quotidiane degli operatori senza scrupoli e senza pietà. Cinque dipendenti della Fondazione Scola che avrebbero dovuto prendersi cura di pazienti spesso malate di Alzheimer. Anziane ospiti a fronte di pagamento di rette mensili tra i 1.800 e i 2.000 euro.Queste le tariffe sostenute dai 165 pazienti oltre ai 20 del centro diurno, seguiti da circa 200 dipendenti.
Dura la presa di posizione del direttore amministrativo della casa di riposo, Lorenzo Guzzetti: «Condanniamo i fatti accaduti ai nostri ospiti che, se confermati nelle sedi opportune, sono di una gravità inaudita e senza scusanti per chi li ha commessi. Abbiamo massima fiducia nella magistratura che ora farà il suo corso con gli accertamenti e i provvedimenti del caso, rammentando che le indagini sono ancora in corso». Nei prossimi giorni, i carabinieri e il magistrato sentiranno altre operatrici della struttura per verificare se ci siano stati altri episodi di maltrattamenti. In ogni caso, le parole del sindaco di Besana, Emanuele Pozzoli, «il nostro pensiero va agli anziani, che hanno subito le orribili vessazioni descritte, e alle loro famiglie, alle quali esprimiamo la nostra vicinanza e solidarietà». (IlGiorno)