Ergastolo confermato per Pietro Morreale: fu l’artefice del femminicidio di Roberta Siragusa

27 Novembre 2023 - 17:36

Ergastolo confermato per Pietro Morreale: fu l’artefice del femminicidio di Roberta Siragusa

La corte d’assise d’appello di Palermo ha deciso: Pietro Morreale, il ragazzo di 21 anni che ha ucciso la fidanzata Roberta Siragusa, dovrà scontare l’ergastolo. La sentenza l’ha letta ieri, davanti ai familiari e agli amici della vittima e dell’assassino.

Roberta Siragusa aveva solo 17 anni quando venne barbaramente uccisa a Caccamo, nella notte tra il 23 ed il 24 gennaio del 2021. Pietro la colpì con un sasso, la bruciò viva e la gettò in un dirupo. Un gesto atroce, motivato da una gelosia ossessiva.

Il processo si è svolto in due gradi di giudizio. In primo grado, il giudice condannò Pietro all’ergastolo, riconoscendolo colpevole di omicidio volontario aggravato dalla crudeltà e dal vincolo affettivo. Inoltre, lo obbligò a risarcire i parenti di Roberta con circa 800 mila euro.

In appello, la difesa di Pietro chiese la revisione della pena, sostenendo che il ragazzo fosse incapace di intendere e di volere al momento del delitto. L’avvocato Gaetano Giunta invocò le attenuanti generiche e la riduzione della pena a 30 anni di reclusione.

La procura generale, invece, si oppose alla richiesta della difesa e confermò l’accusa di femminicidio. La sostituto procuratrice Maria Teresa Maligno chiese la conferma dell’ergastolo, sottolineando la gravità e la premeditazione del crimine.

La corte d’assise d’appello, presieduta da Angelo Pellino, accolse la tesi dell’accusa e respinse quella della difesa. Confermò quindi l’ergastolo per Pietro Morreale, senza alcuna attenuante. Confermò anche il risarcimento per i familiari di Roberta e per il Comune di Caccamo.

La sentenza è stata accolta con soddisfazione dalla famiglia della vittima, che si è costituita parte civile con gli avvocati Giuseppe Canzone, Giovanni Castronovo, Simona La Verde e Sergio Burgio. Essi hanno ringraziato la magistratura per aver fatto giustizia e hanno ricordato Roberta come una ragazza dolce e solare.

Parte civile nel processo sono stati anche il Comune di Caccamo, rappresentato dall’avvocato Maria Beatrice Scimeca, e alcune associazioni contro la violenza sulle donne. Essi hanno espresso solidarietà alla famiglia di Roberta e hanno denunciato il fenomeno del femminicidio, che colpisce ogni anno centinaia di donne in Italia.

Fonte: Fanpage

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