DISCARICA, in pieno centro, fa 21 MORTI per TUMORI da SOSTANZE TOSSICHE, ma la PROCURA ARCHIVIA

23 Novembre 2018 - 11:07

DISCARICA, in pieno centro, fa 21 MORTI per TUMORI da SOSTANZE TOSSICHE, ma la PROCURA ARCHIVIA

DISCARICA, in pieno centro, fa 21 MORTI per TUMORI da SOSTANZE TOSSICHE, ma la PROCURA ARCHIVIA

Ventuno inquilini di una stessa palazzina nel quartiere Japigia di Bari sarebbero morti per tumori causati dalle sostanze tossiche provocate dai continui roghi della ex discarica comunale di via Caldarola, dismessa e bonificata ormai da 30 anni. È un quadro epidemiologico che «richiama fortemente quello riscontrato nelle aree della cosiddetta terra dei fuochi». Questo l’esito delle indagini avviate circa un anno fa dalla Procura di Bari, concluse con una richiesta di archiviazione perché è trascorso troppo tempo dai fatti.

Secondo il PM

Per il pm Baldo Pisani è trascorso troppo tempo per perseguire penalmente il reato di morte come conseguenza di altro reato, ipotizzato a carico di ignoti. I familiari di alcune delle vittime – che abitavano tutte in uno stesso stabile di via Archimede 16 – hanno fatto opposizione. Stando alle indagini dei Carabinieri, coordinate dalla magistratura barese, supportate da una consulenza tecnica e da accertamenti affidati all’Arpa, 21 dei 27 decessi per neoplasie rare avvenuti a partire dalla metà degli anni Novanta sarebbero attribuibili alla «esposizione dei condomini ad una sicura fonte di inquinamento ambientale rappresentata da prodotti di combustione provenienti dall’area oggi occupata dalla collinetta ecologica».

Le dichiarazioni

«La vicinanza del condominio con l’area della ex discarica, – si legge negli atti – non più di 300 metri, l’assenza di altre costruzioni interposte e l’azione dei venti, hanno favorito il convogliamento delle sostanze inquinanti e la loro aero-dispersione verso gli alloggi», i primi costruiti in quell’area e quindi più a lungo esposti. La discarica, su suolo di proprietà del Comune di Bari, era gestita dall’Amiu. Dismessa nel 1971, a seguito di «continui incendi per autocombustione» è stata poi bonificata tra il 1989 e il 1997. La Procura ritiene che «la responsabilità sulla vigilanza del sito sia attribuibile in solido all’Amiu e al Comune di Bari, in persona dei loro rappresentanti pro tempore dal 1962 al 1988», i sindaci e i direttori Amiu dell’epoca, ma «le condotte sono assai risalenti nel tempo per essere perseguibili penalmente, anche oltre trent’anni or sono, e dovrebbero essere individuate nel periodo precedente all’attuazione del piano di recupero della discarica e della mancata predisposizione delle misure di salvaguardia atte ad evitare gli incendi per autocombustione». (Leggo)