Tre agenti di polizia penitenziaria sono accusati a Ferrara del reato di tortura per aver fatto spogliare e aver picchiato in cella un detenuto. Per loro la Procura ferrarese ha chiesto il rinvio a giudizio e l’udienza preliminare è fissata per il 9 luglio. Dopo i fatti, che risalirebbero al 30 settembre, l’uomo è stato trasferito a Reggio Emilia.
I tre agenti di polizia penitenziaria avrebbero agito “con crudeltà e violenza grave” approfittando “della condizione di minorata difesa derivante dall’averlo ammanettato”. E’ quanto contesta la Procura nella richiesta di rinvio a giudizio, firmata dal pm Isabella Cavallari.
Detenuto torturato a Ferrara
Secondo quanto ricostruito dall’accusa, il sovrintendente e due assistenti capo della Penitenziaria si sarebbero infatti alternati nel fare da palo nel corridoio, in occasione di una perquisizione eseguita arbitrariamente dentro la cella dove si trovava recluso in isolamento il detenuto, 25 anni. Prima il sovrintendente lo avrebbe fatto inginocchiare e colpito con calci allo stomaco. Poi lo avrebbe ammanettato continuando a colpirlo su stomaco, spalle e volto.
Tortura in carcere: la dinamica
A quel punto la vittima avrebbe reagito, con una testata, rompendo gli occhiali all’agente, che lo ha minacciato e lo ha colpito ancora, fino a spaccargli un dente. Il detenuto allora ha chiesto aiuto, ma l’agente lo avrebbe minacciato alla gola con un coltello rudimentale, passatogli da un collega. Finite le percosse dei tre, la vittima è stata lasciata ammanettata fino a quando non è stata notata dal medico del carcere, durante il giro tra le sezioni. Gli indagati rispondono anche di lesioni, di falso e calunnia, per aver scritto nei rapporti che il detenuto si era opposto alla perquisizione e li aveva aggrediti.
Fonte: TgCom24