«In Cina frontiere aperte per favorire la diffusione del Coronavirus», lo ha detto Donald Trump accusando duramente Pechino nel discorso davanti all’assemblea generale dell’Onu. «Nei primi giorni di circolazione del virus, sono stati chiusi i voli interni, non quelli all’estero per consentire a Pechino di infettare il mondo».
Parole pesanti anche nei confronti dell’organizzazione mondiale della Sanità: «virtualmente controllata dalla Cina, che ha dichiarato falsamente che non ci fossero prove per testimoniare la trasmissione della patologia tra persone. Adesso le Nazioni Unite devono fare in modo che ci si assuma la responsabilità delle proprie azioni».
La soluzione ha affermato ancora il presidente «Arriverà con il vaccino e sarà il punto di partenza per una nuova era di prosperità, cooperazione e pace, senza precedenti. Gli Stati Uniti si confermano mediatori di pace anche se talvolta con la forza. Settantacinque anni dopo la fine della seconda guerra mondiale, siamo ancora qui a combattere contro un nemico invisibile. Il virus della Cina ha prodotto vittime in 188 Stati, ma noi siamo alla fine della fase di sperimentazione, abbiamo messo in campo in campo la mobilitazione più aggressiva di forze dal ’45».
Un discorso breve, quello registrato alla Casa Bianca, ben al di sotto dei quindici minuti assegnati ai leader mondiali dall’Onu, ma che non ha risparmiato accuse pesanti alla Cina. E non solo in relazione al Covid: «Viene accusata l’America, ma a farlo sono gli stessi che ignorano quanto inquini la Cina. Non posso permetterlo. Loro gettano plastica negli oceani e producono più mercurio tossico di ogni altro Paese».