Il Molise con i suoi zero contagi da due giorni rappresenta la speranza italiana nella lotta al coronavirus. Già dall’inizio della pandemia è stata la regione con meno contagi in assoluto (solo 257 positivi e 15 decessi) dovuti anche al fatto che in quella zona vivano circa 300mila persone in 136 comuni differenti.
Considerare però la scarsa densità di popolazione come unico motivo della scarsa diffusione del Covid-19 nella regione sarebbe sbagliato, visto che sono stati ben 100 i comuni nei quali i casi registrati sono sempre rimasti a zero e dunque un plauso va fatto anche a come la regione Molise abbia gestito la situazione di emergenza.
La ricetta vincente, secondo quanto riferito dal governatore Donato Toma al Corriere della Sera sarebbe stata quella di “Fare tamponi mirati, isolamento dei focolai, zone in cui si entra e si esce soltanto con la mascherina, ricostruzione della catena dei contagi”.
Eccellente sarebbe stato poi per il governatore il comportamento degli studenti universitari fuori sede rientrati in Molise con l’insorgere della pandemia. Il coronavirus in Molise, tra crisi e emergenza.
“Si sono subito auto dichiarati e si sono messi tutti in quarantena”. Fondamentale sarebbe stato poi il servizio della Protezione civile messo in atto per tutti i cittadini over 65 che prevede la consegna della spesa e dei farmaci a domicilio per evitare che questi soggetti maggiormente a rischio siano costretti ad uscire di casa.
I dati, seppur positivi se si considera quale sia l’andamento dei contagi e dei morti in Italia e nel mondo, non farebbero sufficientemente sorridere Michele Pietraroia, presidente dell’associazione Giuseppe Tedeschi della rete Libera di don Ciotti.
“A oggi siamo solo a 2.500 tamponi in tutta la regione, troppo pochi! – ha detto Pietraroia – Quando esplose il focolaio nella casa di riposo di Cercemaggiore, prima che morissero cinque vecchietti, mandammo una lettera al premier Giuseppe Conte chiedendo di far eseguire subito i tamponi ai degenti.
Cinque morti che si potevano evitare“. In Molise in questo momento, più che la questione sanitaria, desterebbe poi più preoccupazione l’emergenza economica visto che la crisi che deriva dal coronavirus potrebbe colpire maggiormente territori che già prima dell’emergenza avevano alti tassi di disoccupazione. “Distribuiamo 40 pasti al giorno e 50 pacchi di viveri alla settimana – ha dichiarato al Corriere della Sera don Franco D’Onofrio, direttore della Caritas di Campobasso – Molte famiglie hanno perso il lavoro ma noi molisani siamo gente tosta e ci sapremo riprendere”. Fonte: Notizie.it.