Coronavirus, ricercatrice cinese scomparsa dal laboratorio di Wuhan. Un vero mistero
Coronavirus, una delle ricercatrici cinesi più note a livello mondiale sarebbe scomparsa nel nulla. Si chiama Shi Zhengli. Ha 55 anni e dirige il centro di nuove malattie infettive del laboratorio di virologia di Wuhan, ma da qualche settimana non si hanno più sue notizie.
La teoria
In Cina, ma non solo, Shi Zhengli è nota col soprannome di “donna pipistrello” grazie alle sue eccellenti scoperte in ambito accademico.
La ricercatrice, infatti, ha diretto il team di virologi che erano riusciti a scoprire che i virus responsabili delle sindromi respiratorie (Sars) derivano dai pipistrelli.
Negli scorsi anni, aveva anche studiato il modo in cui questi virus fanno il salto di specie per arrivare ad infettare l’uomo.
La scoperta
Appena la Cina aveva scoperto della nuova epidemia scatenata dal Sars-CoV-2, Shi Zhengli era stata incaricata di svolgere ulteriori ricerche sul nuovo coronavirus.
Nel laboratorio di Wuhan, la ricercatrice aveva cercato di indagare per accertarsi che la diffusione del virus non fosse dovuta ad un errore umano.
Da qualche settimana, però, la ricercatrice sarebbe scomparsa nel nulla e le ipotesi sulle sue sorti si stanno moltiplicando.
C’è chi crede che Shi Zhengli sia stata ‘messa a tacere’ dal governo centrale di Pechino e chi invece crede che si sia rifugiata in Europa. Presumibilmente in Francia, pronta a diffondere documenti clamorosi sull’esito dei suoi studi.
Altre teorie
Tutte queste teorie, tuttavia, sono state smentite dalla ricercatrice statunitense Jonna Mazet che per anni ha lavorato a Wuhan e proprio con Shi Zhengli.
«Ho parlato con lei di recente, ha escluso che il Sars-CoV-2 possa essere uscito dal laboratorio perché i campioni non corrispondono». Le parole della virologa dell’università della California in un’intervista della scorsa settimana.
«Zhengli è assolutamente certa di non aver mai identificato questo virus prima dell’epidemia. La sequenza genetica dimostra che il virus è di origine naturale e il Covid-19 è l’ennesima malattia zoonotica. A cui ci esponiamo se continueremo a invadere gli habitat selvatici che ospitano specie portatrici di malattie con cui non abbiamo mai interagito prima».
Fonte: Leggo.it