Coronavirus, pronti 12 vaccini: l’annuncio dell’Agenzia Europea dei Medicinal

2 Aprile 2020 - 12:19

Coronavirus, pronti 12 vaccini: l’annuncio dell’Agenzia Europea dei Medicinal

Coronavirus, pronti 12 vaccini: l’annuncio dell’Agenzia Europea dei Medicinali.

L’Agenzia europea per i medicinali, meglio conosciuta con l’acronimo di EMA (European Medicines Agency), ha annunciato sul proprio portale che è in sviluppo una dozzina di potenziali vaccini contro la COVID-19, l’infezione scatenata dal coronavirus SARS-CoV-2.

Di questi, spiega l’organismo comunitario dell’Unione europea per la valutazione dei farmaci, due sono già entrati nella sperimentazione clinica di fase I.

Si tratta cioè dei primi test direttamente sull’uomo, che normalmente si avviano dopo aver ottenuto risultati incoraggianti negli esperimenti di laboratorio in vitro (solitamente su cellule umane in provetta) e su modelli animali.

Considerando che la diffusione della pandemia di coronavirus è iniziata alla fine dello scorso anno a Wuhan, città da 11 milioni di abitanti della provincia dello Hubei, le tempistiche sono state sensibilmente accelerate.

Gli studi clinici di fase I coinvolgono solitamente poche decine di persone e sono necessari per verificare l’assenza di seri effetti collaterali della preparazione; normalmente i partecipanti vengono monitorati per un periodo di 12-14 mesi (o più) dai ricercatori, prima di passare alla fase II della sperimentazione clinica, ovvero i test su centinaia di persone che vivono in un luogo dove la malattia sta circolando.

Questi studi servono infatti a verificare l’efficacia del vaccino, che viene successivamente confermata (o smentita) negli studi clinici di fase III, col coinvolgimento di migliaia di persone.

Questo è l’ultimo step prima dell’eventuale produzione e in massa e commercializzazione di un vaccino. Come specificato a fanpage dal professor Fabrizio Pregliasco, virologo presso l’Università degli Studi di Milano, mediamente per produrre un nuovo vaccino trascorrono dai 6 agli 8 anni, ma in questo caso, vista l’estrema necessità di ottenerne uno al più presto, la filiera verrà “tagliata” e si farà il possibile per averne uno a disposizione entro 12-18 mesi.

Come suggerito anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, dovrà passare almeno questo arco di tempo, perché di certo non si potrà somministrare un vaccino a milioni (o a miliardi) di persone senza averne determinato con accuratezza la sicurezza e l’efficacia.

L’Agenzia europea per i medicinali, meglio conosciuta con l’acronimo di EMA (European Medicines Agency), ha annunciato sul proprio portale che è in sviluppo una dozzina di potenziali vaccini contro la COVID-19, l’infezione scatenata dal coronavirus SARS-CoV-2.

Di questi, spiega l’organismo comunitario dell’Unione europea per la valutazione dei farmaci, due sono già entrati nella sperimentazione clinica di fase I.

Si tratta cioè dei primi test direttamente sull’uomo, che normalmente si avviano dopo aver ottenuto risultati incoraggianti negli esperimenti di laboratorio in vitro (solitamente su cellule umane in provetta) e su modelli animali.

Considerando che la diffusione della pandemia di coronavirus è iniziata alla fine dello scorso anno a Wuhan, città da 11 milioni di abitanti della provincia dello Hubei, le tempistiche sono state sensibilmente accelerate.

Gli studi clinici di fase I coinvolgono solitamente poche decine di persone e sono necessari per verificare l’assenza di seri effetti collaterali della preparazione; normalmente i partecipanti vengono monitorati per un periodo di 12-14 mesi (o più) dai ricercatori, prima di passare alla fase II della sperimentazione clinica, ovvero i test su centinaia di persone che vivono in un luogo dove la malattia sta circolando.

Questi studi servono infatti a verificare l’efficacia del vaccino, che viene successivamente confermata (o smentita) negli studi clinici di fase III, col coinvolgimento di migliaia di persone. Questo è l’ultimo step prima dell’eventuale produzione e in massa e commercializzazione di un vaccino.

Come specificato a fanpage dal professor Fabrizio Pregliasco, virologo presso l’Università degli Studi di Milano, mediamente per produrre un nuovo vaccino trascorrono dai 6 agli 8 anni, ma in questo caso, vista l’estrema necessità di ottenerne uno al più presto, la filiera verrà “tagliata” e si farà il possibile per averne uno a disposizione entro 12-18 mesi.

Come suggerito anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, dovrà passare almeno questo arco di tempo, perché di certo non si potrà somministrare un vaccino a milioni (o a miliardi) di persone senza averne determinato con accuratezza la sicurezza e l’efficacia. (FanPage)