Coronavirus, nuovo Dpcm: parrucchieri e centri estetici non saranno chiusi

17 Ottobre 2020 - 18:48

Coronavirus, nuovo Dpcm: parrucchieri e centri estetici non saranno chiusi

Chiusura anticipata di bar e ristoranti in un orario ancora da decidere tra le 22 o le 23 (sull’orario è in corso un braccio di ferro tra governo e Regioni) e divieto di circolazione dei cittadini alla stessa ora, limitazioni dell’attività di palestre, inizio delle lezioni alle 11 per gli studenti delle scuole superiori, smart working al 75%. Sono le misure che il governo sta valutando in queste ore e che ha messo al centro della discussione con i governatori.

Come riporta IlCorriere.it, obiettivo è arrivare a una linea univoca su tutto il territorio prevedendo comunque che nelle Regioni dove più alto è l’indice di contagio ci possano essere provvedimenti più restrittivi. Fonti di governo invece fanno sapere che non chiuderanno negozi di parrucchiere e centri estetici: la misura non è sul tavolo della discussione.

Fonti di Palazzo Chigi specificano che è iniziato ieri sera un confronto con i capidelegazione, proseguito oggi con le Regioni, gli Enti locali e anche con il Cts per ascoltare le voci dei territori e degli esperti in modo da approntare le soluzioni migliori per affrontare questa nuova ondata di contagio e tutelare nel modo più efficace gli interessi sanitari e socio-economici di tutti i cittadini.

Le uniche misure di restrizione veritiere saranno quelle contenute nel dPCM che verrà emanato non appena definito il quadro di intervento. Le anticipazioni che si stanno rincorrendo in questi giorni e in queste ore sui mezzi di informazione sono da ritenersi fughe in avanti e ipotesi non corrispondenti a verità. L’invito del Governo agli organi di informazione è di evitare di alimentare confusione nei cittadini, in attesa di comunicazioni ufficiali che avverranno nella giornata di domani con una conferenza stampa del Presidente del Consiglio.
Nuovo Dpcm: puntare sulle attività non essenziali
«Siamo più forti rispetto a marzo ma servono nuove misure per evitare che l’Italia raggiunga il livello di altri paesi» ha detto Speranza nella riunione con le Regioni, dove il centro del confronto-scontro è stato sul caos tamponi e sul ritardo dei territori.

L’idea di base, ha spiegato il ministro della Salute, è l’irrigidimento delle misure «con una distinzione di base tra attività essenziali e non essenziali perché abbiamo necessità di limitare i contagi».
Il governo è orientato a intervenire «adesso con più forza sulle cose non essenziali» per evitare di dover incidere domani su lavoro e scuola.
Poi la promessa per tranquillizzare gli operatori che saranno penalizzati: “Se decidiamo di chiedere a qualche comparto di cessare o limitare le proprie attività ci facciamo carico del ristoro».

Movida: chiusura alle 22 o alle 23
Si parla di chiusura alle 22 o alle 23 di bar e ristoranti, ma anche di cinema e teatri. Per tutti i cittadini potrebbero essere vietati gli spostamenti alla stessa ora a meno che non si abbiano «comprovate esigenze» quindi motivi di lavoro e di urgenza.

Sport e palestre
Basta con le partite di calcetto, anche per le squadre e le scuole gestite da società e associazioni sportive. E giù le saracinesche di palestre, sale gioco, teatri e cinema: questa potrebbe essere una delle limitazioni in arrivo.

Smart working al 75%
Svuotare gli uffici per evitare folla in strada, sui mezzi pubblici e nei ristoranti: è questo l’obiettivo della norma che potrebbe alzare la soglia dello smartworking fino al 75%.
L’orario di ingresso alle superiori alle 11
Gli studenti delle superiori potrebbero entrare alle 11: una decisione che potrebbe essere presa per evitare di dover ricorrere alla didattica a distanza in maniera estesa e generalizzata ma svuotare gli autobus e le metropolitane negli orari di punta.
Parrucchieri e centri estetici

Non verrà imposta nessuna chiusura ai negozi di parrucchiere e centri estetici. La misura, a quanto spiegano fonti di governo, non è sul tavolo della discussione in vista del nuovo Dpcm con le norme anti contagio.

Terapie intensive
«Dove sono finiti 1600 ventilatori per le terapie intensive comprati dal governo?». Ecco l’interrogativo con cui il commissario Arcuri e il ministro Francesco Boccia hanno strattonato i governatori.