Coronavirus, l’Istat: “Per l’economia italiana è uno shock senza precedenti”

7 Aprile 2020 - 13:52

Coronavirus, l’Istat: “Per l’economia italiana è uno shock senza precedenti”

Coronavirus, l’Istat: “Per l’economia italiana è uno shock senza precedenti”
Il nostro Paese è stato fortemente colpito dall’emergenza coronavirus, un impatto senza precedenti che potrebbe fortemente compromettere l’attività delle imprese operanti nel nostro territorio.

È, per l’Istat, il momento più difficile che l’economia in Italia, così come nel mondo, si sia mai trovata a dover affrontare, tanto da non poterne ancora prevedere le possibili conseguenze.

“Lo scenario internazionale è dominato dall’emergenza sanitaria. Le necessarie misure di contenimento del Covid-19 stanno causando uno shock generalizzato, senza precedenti storici, che

coinvolge sia l’offerta sia la domanda – ha scritto l’Istat nella nota mensile sull’andamento dell’economia italiana –

La rapida evoluzione della pandemia rende difficile rilevare l’intensità degli effetti sull’economia reale con gli indicatori congiunturali la cui diffusione avviene con un ritardo fisiologico rispetto al mese di riferimento”.

L’istituto di statistica, pur dichiarando di non poter prevedere fino a che punto il coronavirus danneggerà il sistema economico in Italia, traccia alcuni indicazioni di massima ipotizzando ad esempio quale sarebbe lo scenario se il cosiddetto lockdown dovesse prolungarsi di altri due mesi.

“Con l’estensione delle misure restrittive anche ai mesi di maggio e giugno, la riduzione dei consumi sarebbe del 9,9%, con una contrazione complessiva del valore aggiunto pari al 4,5%”.

Qualora invece la limitazione delle attività produttive durasse fino alla fine di aprile questa determinerebbe, su base annua, “una riduzione dei consumi finali pari al 4,1%“.

Sarebbero poi per l’Istat 2,2 milioni le imprese la cui attività è stata sospesa a seguito delle misure di sospensione imposte dal governo,

(il 49% del totale, il 65% nel caso delle imprese esportatrici), con un’occupazione di 7,4 milioni di addetti (44,3%) di cui 4,9 milioni di dipendenti (il 42,1%). Inoltre, il lockdown delle attività produttive “ha amplificato le preoccupazioni e i disagi derivanti dall’emergenza sanitaria, generando un crollo della fiducia di consumatori e imprese”.