Un altro giorno nero per il Polesine con due morti, il focolaio di Geriatria che si allarga con il riscontro di altri 11 pazienti risultati positivi, la conferma della positività di 20 fra ospiti e dipendenti degli Istituti Polesani di Ficarolo e altri 11 ulteriori contagi “territoriali” fra i quali uno che sembrerebbe dovuto a una “relazione clandestina”, che essendo stata taciuta al momento della ricostruzione dei contatti del primo caso positivo, non ha permesso di interrompere la catena di contagio.
A spegnersi, nel tardo pomeriggio di mercoledì, è stata Rina Marangoni, 81 anni, di Ceneselli. Una donna conosciutissima in paese, dove aveva ricoperto negli anni ‘80 anche il ruolo di amministratrice pubblica, nelle fila del Partito socialdemocratico.
È stata a lungo direttrice dell’ufficio postale, poi, una volta in pensione, ha preso in mano la storica attività del padre di cartolibreria, trasformandola in edicola. A aveva eseguito il 20 marzo il tampone per il contatto con caso positivo, era asintomatica, ma appena 24 ore dopo i sintomi sono comparsi e progrediti con un’evoluzione estremamente rapida, al punto da portare al suo ricovero d’urgenza in Terapia intensiva ad Adria.
Il 22 era stata poi trasferita a Trecenta. Ieri mattina, invece, si è arreso Adolfo Mottaran, 77 anni, di Castelmassa. Ex operaio in pensione alla Cargill, dove lavora anche il figlio Marco, era molto conosciuto, stimato e benvoluto in paese, sordomuto come la moglie Giuseppina, ex bidella.
Era venuto a contatto con un caso positivo ed era stato posto in isolamento domiciliare, ma poco dopo ha iniziato a manifestare sintomi per cui è stato indirizzato elle Malattie infettive di Rovigo dove è stato ricoverato il 20 marzo: l’evoluzione della malattia è stata rapidissima e già il giorno dopo è stato trasferito in Terapia intensiva a Trecenta.
A creare preoccupazione è poi l’estendersi del contagio interno all’ospedale di Rovigo. Sono infatti altri 11 i degenti di Geriatria per i quali è emersa la positività. Facevano parte del gruppo dei 16 che erano inizialmente risultati negativi al tampone a fronte delle 11 positività emerse, 10 fra i 36 pazienti, fra le quali anche quella della 72enne Mara Torruti, morta il 7 aprile, e una, di un infermiere, fra i 46 operatori che lavorano nel reparto, dove dal 6 aprile non si eseguono più ricoveri.
Oltre al focolaio interno all’ospedale, ieri sono emerse anche le positività di un 69enne mediopolesano, un 44enne altopolesano, una 63enne altopolesana, un 28enne altopolesano, tutti già in isolamento domiciliare per contatti con un casi positivi, di una 82enne mediopolesana che ha presentato sintomi sospetti ed è stata ricoverata in Malattie infettive, così come una 80enne dell’Alto Polesine, per la quale non sono emersi particolari contatti, di un 68enne bassopolesano che lavora in provincia di Verona e che ha eseguito là il tampone, con l’esito trasmesso all’Ulss polesana da quella Scaligera per l’isolamento e la ricostruzione dei contatti, di una 62enne altopolesana che per patologie pregresse ha dovuto eseguire numerosi accertamenti sanitari e sembrerebbe aver avuto un contatto con un caso positivo in una struttura ferrarese, di una 49enne altopolesana che lavora nel Veronese, di una 52enne mediopolesana Oss di un ospedale padovano e di un ragazzino di 13anni per il quale la ricostruzione dei possibili contatti con un caso positivo ha portato ad una scoperta che è stata stigmatizzata dal dg dell’Ulss Compostella: una relazione “clandestina” del padre con una persona già risultata contagiata.
«Un caso positivo di alcuni giorni fa per il quale il Servizio igiene ha mappato i contatti, ma non sono state date tutte le informazioni: una parte dei contatti che la persona aveva avuto non erano stati riferiti. Il completamento della mappa l’abbiamo avuto raccogliendo informazioni sulla famiglia del ragazzino che ci hanno permesso di metterle assieme con quelle che avevamo già e di capire che qualcuno non si è comportato in modo responsabile, dimenticando o omettendo, altri contatti che aveva avuto. Ci vuole responsabilità, non deve esserci alcuna ritrosia». Fonte: Leggo.