Coronavirus, il Governo: “App e dati del telefono per controllare i cittadini, è possibile”
Contro il coronavirus via libera a tecnologie, intelligenza artificiale, app e dati di telefonia. Ma non al prezzo di sacrificare il diritto dei cittadini alla riservatezza. Il sottosegretario al Ministero dello Sviluppo Economico, Gian Paolo Manzella, ne ha parlato con l’Agi all’indomani dell’apertura arrivata da più forze politiche, a cominciare da Matteo Renzi e Italia Viva.
Si tratta di una strada percorribile, che potrebbe fare la differenza nella lotta al virus?
«Penso che noi dobbiamo studiare tutte le forme per utilizzare le nuove tecnologie, l’intelligenza artificiale per affrontare questa emergenza. E quindi anche app e dati degli operatori di telefonia. Tanto più in un Paese come il nostro con una grandissima penetrazione dell’uso della telefonia mobile. E’ una grande occasione per fare un salto da questo punto di vista. Ed è questione che ha capito anche l’Europa che ha subito messo in campo un bando all’interno di Horizon 2020 per promuovere progetti in questo senso”, spiega Manzella».
Non vede alcun rischio in questa scelta?
«Se i vantaggi sono chiari – e sono quelli di avere dati e servizi importanti a disposizione dell’autorità e dei cittadini per calcolare la penetrazione del virus ed evitare il suo diffondersi – i rischi, ovviamente, sono quelli relativi alla privacy. Ed è chiaro che sono rischi che debbono essere calcolati e minimizzati».
Già, ma come evitare che dati sensibili come il nostro stato di salute, i nostri spostamenti, siano utilizzati al di là della lotta all’epidemia?
«Ripeto, ci sono norme e principi ben precisi che debbono essere rispettati. E bene ha fatto il Garante a ribadirlo con nettezza nelle ultime ore. D’altra parte, ci sono applicazioni che non raccolgono la posizione delle persone, né alcun dato relativo alla singola persona».
Una volta sconfitto il virus, pensa che sarà possibile tornare indietro rispetto a un utilizzo tanto massiccio dei nostri dati?
«Sì, è necessario che queste pratiche siano precisamente delimitate. Per finalità e tempi. Ed è chiaro che ogni decisione deve passare dal vaglio delle Autorità competenti sul punto, a cominciare, dal Garante per la privacy».
Appunto: c’è un problema di tutela della riservatezza?
«Allora, intanto chiariamo che siamo in generale, in un’era in cui siamo costantemente chiamati ad un bilanciamento tra diversi interessi: quello ad aver accesso a servizi più efficienti e ‘comodi’ e quello della protezione della nostra privacy. Ciò detto in fasi come questa il tema assume, ovviamente, caratteristiche assolutamente speciali. E allora scindiamo due profili. Se ci si pensa, stiamo già assistendo a limitazioni dei diritti individuali più profondi – la libertà di riunione, di movimento, addirittura per certi versi di culto».
«Il tutto in nome di un obiettivo di interesse generale: contrastare la pandemia e tutelare la salute. Quindi, a mio modo di vedere, lo stato di emergenza può giustificare queste situazioni, che ovviamente debbono essere limitate al minimo e costantemente vagliate e valutate dalle amministrazioni competenti. Diversa, ovviamente, la questione a regime. Qui l’obiettivo deve essere sempre quello della massima tutela della riservatezza ed è proprio qui, per molti versi, la sfida per una democrazia moderna: trovare il punto di equilibrio tra i diversi interessi in gioco».
Fonte: agi