C’è chi va allo sportello per pagare una bolletta, chi per effettuare un piccolo versamento, chi addirittura per saldare il conto della luce cimiteriale.
Occorre un certo sforzo di fantasia per definire queste operazioni “di primaria necessità”, come stabilito dal governo nel regolamentare le motivazioni che possono giustificare la violazione dell’ordine di stare a casa per contrastare l’espansione del coronavirus.
Per questo i dipendenti di Poste Italiane stanno chiedendo a gran voce che vengano sospesi tutti i servizi dal momento che non sussistono le condizioni di sicurezza necessarie per svolgere il proprio lavoro: molti lavoratori degli uffici e degli sportelli infatti sarebbero ancora sprovvisti di mascherine e gel disinfettanti per le mani, e in alcuni casi persino del sapone nei bagni, per non parlare dell’impossibilità a mantenere le distanze di sicurezza sia con i colleghi che con gli utenti.
Dal canto suo Poste Italiane ha stabilito regole “a tutela della salute dei propri lavoratori e di tutti i cittadini” contingentando le aperture pomeridiane degli Uffici aperti su doppio turno e di quelli aperti solo al mattino. In tutti gli Uffici, inoltre, sono state poste in essere delle linee di distanza dalle postazioni degli operatori. Ma ciò basta a garantire la sicurezza di utenti e lavoratori?